Il maltempo in montagna Come è stato illustrato nel Municipio di Claut dal vicegovernatore con delega alla Protezione civile, Riccardo Riccardi, e dall’assessore alle Risorse agroalimentari e forestali, Stefano Zannier, la Regione Fvg interverrà attraverso la Protezione civile e la direzione foreste per ripristinare le criticità rilevate dai sopralluoghi effettuati immediatamente dopo il maltempo che ha colpito lo scorso 29 giugno la zona che comprende i Comuni di Erto e Casso, Claut, Forni di Sopra e Cimolais, oltre a un’area (quella della Val Settimana) del Parco naturale Dolomiti Friulane. Come ha spiegato Riccardi, relativamente alla parte di competenza della Protezione civile, ammonta a 5 milioni la spesa complessiva prevista per una serie di opere emergenziali. Per quel che riguarda Forni di Sopra la programmazione dei lavori riguarderà le seguenti frazioni e corsi d’acqua: Località Cridola (esondazione Rio Calda e trasporto di detriti), Località Nuoitas (compromissione difese arginali Tagliamento), Località Davaras Strada per Giaf (deposito materiale inerte) e Rio Suplisi (erosione strada comunale). Su Claut la Protezione civile interverrà conseguentemente ai danni causati della piena del torrente Settimana: un’erosione che ha generato delle problematiche su alcuni tratti delle opere di difesa. Inoltre, l’evento atmosferico ha anche riattivato dei ghiaioni riversando sulla viabilità comunale volume di materiale inerte che sarà oggetto dell’intervento di protezione civile. Da parte sua l’assessore Zannier, in relazione alle criticità che si sono registrate nell’area del Parco naturale Dolomiti Friulane, ha ipotizzato – nell’ottica di imprimere la massima rapidità ai lavori – un finanziamento regionale diretto di all’incirca 700mila euro da erogare al Parco per l’esecuzione delle opere. Per gli altri interventi di competenza dell’assessorato, come ha sottolineato l’assessore, la Direzione foreste – nei casi in cui sarà tecnicamente possibile – provvederà in maniera diretta alle opere attraverso la sua struttura. All’incontro, tra gli altri rappresentanti dei Comuni, hanno partecipato i sindaci Antonio Carrara (Erto e Casso), Marco Lenna (Forni di Sopra) e Gionata Sturam (Claut).

Quel raro pesce del Rio Chiarò «La specie ittica “lasca”, indicata nella “Lista rossa dei vertebrati italiani” tra le specie in pericolo di estinzione, e la cui presenza in regione è stata rilevata unicamente nelle acque del Rio Chiarò a Cialla di Prepotto, sarà tutelata da un accordo di collaborazione che la Regione Fvg, tramite il Servizio di biodiversità e l’Ente tutela patrimonio ittico, ha siglato con l’Università degli studi di Trieste». Lo ha detto, al termine della seduta della Giunta regionale, l’assessore alle Risorse ittiche Stefano Zannier in merito alla necessità di salvaguardare la specie “lasca” (Protochondrostoma genei) dalla minaccia della specie ittica aliena invasiva “naso” (Chondrostoma nasus), anch’essa individuata nelle acque del Rio Chiarò. «Gli studi che verranno attuati tramite questa sinergia – ha spiegato Zannier – hanno l’obiettivo di accrescere le conoscenze sulla “lasca” per mettere a punto specifiche misure a tutela della specie stessa, tra cui in particolare l’eradicazione della specie aliena “naso”. Tutto questo avverrà nello specifico con dei campionamenti periodici con elettrostorditore che saranno eseguiti dal Dipartimento di scienze della vita dell’Università di Trieste con il supporto tecnico e operativo di Etpi. Il Servizio, sulla base dei dati raccolti durante i monitoraggi, individuerà specifici obiettivi di conservazione e idonee misure di conservazione per la “lasca”, riconosciuta come specie ittica di interesse comunitario». Nel complesso, come ha riferito ancora l’assessore, il Servizio biodiversità della Direzione centrale risorse agroalimentari, forestali e ittiche della Regione erogherà al Dipartimento dell’ateneo triestino un totale di 10mila euro nell’arco di tre anni (3mila nel 2022, 5mila nel 2023, 2mila nel 2024) per il rimborso delle spese per le attività relative all’accordo, che sarà valido fino al 30 giugno 2024.

La tutela del Monte Sabotino«Il biotopo naturale denominato “Monte Sabotino” sarà riconosciuto attraverso un decreto del presidente della Regione, che darà attuazione anche alle norme di tutela dei valori naturali individuati all’interno dell’area stessa». Con queste parole l’assessore alle Risorse forestali e alla montagna Stefano Zannier, al termine della seduta odierna di Giunta regionale, ha annunciato l’istituzione da parte della Regione Fvg, in accordo con il Comune di Gorizia e delle autorità militari, del nuovo biotopo che si trova nel goriziano. «La Regione ufficializza questo riconoscimento con particolare soddisfazione al termine di un complesso iter burocratico durato più di otto anni – ha commentato l’assessore -. Era infatti il 3 giugno 2014 quando l’Ispettorato agricoltura e foreste di Gorizia e Trieste aveva inviato al Servizio tutela paesaggio e biodiversità una richiesta di individuazione di biotopo relativa alla porzione sommitale del Monte Sabotino. La proposta era stata poi valutata meritevole di accoglimento in ragione dei valori naturalistici presenti sull’altura ma per ottenere il riconoscimento sono state necessarie successive interlocuzioni che hanno coinvolto anche il Ministero della difesa, dato che una porzione rilevante dell’area è considerata zona monumentale per il valore storico legato agli eventi della Grande Guerra». «Il biotopo valorizza a pieno la ricchezza floristica e faunistica del Monte Sabotino, nonché la sua particolare collocazione al confine tra il distretto prealpino, sub-mediterraneo e illirico-dinarico – ha aggiunto Zannier -. La protezione del sito, di evidente interesse naturalistico, va inoltre a dare continuità e completezza alla tutela complessiva, anche se non omogenea, di una zona ben più vasta. La Slovenia infatti ha compreso tutta la parte settentrionale della dorsale in un sito Natura 2000». Tra le norme di tutela del biotopo, la delibera stabilisce infine che le sue modalità di gestione potranno essere definite attraverso convenzione o accordo ai sensi dell’articolo 15 della legge 241/1990.

La pesca nell’Alto Adriatico «Il Distretto della pesca dell’Alto Adriatico è quell’unica entità che riesce, da un lato, a dare organicità alle azioni che vengono programmate a sostegno di un’attività a complessità crescente e, dall’altro, a sostenere con unanimità e coinvolgimento da parte delle amministrazioni regionali che ne fanno parte il fronteggiare delle complicate problematiche: continuare uniti a farci carico di portare queste istanze a livello nazionale ed europeo è la strada giusta». Lo ha affermato l’assessore regionale alle Risorse agroalimentari del Friuli Venezia Giulia, Stefano Zannier, nel videomessaggio con cui è intervenuto alla prima sessione dei lavori della IV giornata degli Stati Generali della Pesca 2022. Portando il suo contributo al panel “Il ruolo del Distretto per la gestione della pesca nell’Adriatico settentrionale”, Zannier ha ribadito la centralità del Distretto nella soluzione di due principali problematiche: la necessità di regole che si calino nella specificità di un ambiente marino del tutto differente da quello sulla base del quale le norme sono state pensate e scritte e l’armonizzazione con le leggi in materia di tutela ambientale. «I nostri operatori – ha ricordato l’assessore – si trovano a lavorare in quadro normativo basato su altri mari, ma l’Adriatico necessita anche di un approccio diverso dal punto di vista metodologico rispetto alle analisi che vengono effettuate sugli stock ittici e alle sue gestioni e interazioni: non possono essere presi a riferimento dati generali e poi applicati tout court a un contesto così particolare». L’altro tema su cui Zannier ha puntato l’attenzione e che necessita di una forte sinergia del Distretto è l’armonizzazione con le norme ambientali. «L’adozione di nuove aree protette – ha sottolineato – rischia di introdurre limitazioni al comparto profondamente negative se le azioni non sono coordinate: il comparto della pesca ha trovato autonomamente una quadratura nella complessa ricerca di un equilibrio tra la garanzia della sostenibilità ambientale e quella economica. Introdurre senza coordinamento nuove regolamentazioni nel settore ambiente non fa che aumentare la complessità». Nel ricordare che il comparto della pesca in Friuli Venezia Giulia coinvolge circa 400 operatori, l’assessore ha voluto rimarcare come la capacità di garantire elevatissimo controllo per la tutela della salute alimentare sia un plus che li caratterizza. «Svolgono spesso raccolta dati e attività di controllo in modo spontaneo e questo è indubbiamente un merito di un settore che ha veramente a cuore la sostenibilità ambientale», ha concluso.

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