La cultura dei fiori da oggi a Monfalcone – Gentium Academia Florum Artis – Accademia delle arti dei fiori in collaborazione con l’Università della Terza età del Monfalconese ha organizzato “Lungo il Sentiero della Rosa”. La Cultura dei fiori dà infatti appuntamento per oggi nel Palazzetto Veneto di via Sant’Ambrogio, a Monfalcone, dove si terrà la prima delle quattro proposte. Questo pomeriggio, dunque, dalle 16.30 alle 18, nella sede Ute al piano terra, si tratterà il tema La storia del colore, lezione teorica-esperienziale. Lunedì prossimo, 11 aprile, dalle 15.30 alle 17, seguirà invece Il mistero dei fiori, lezione teorica- esperenziale; quindi da sabato 23 a lunedì 25 aprile, nel Duomo di Sant’Ambrogio, Arredo floreale dei luoghi sacri, mostra temporanea d’arte floreale. Infine, lunedì 25 aprile, alle 10.30, nella sala conferenze del secondo piano, incontro su Medioevo in fiore con la collaborazione dell’Accademia Jaufrè Rudel di studi medievali. A queste iniziative che beneficiano del contributo della Regione Friuli Venezia Giulia collabora, tra i vari enti e sodalizi sostenitori, anche il Club per l’Unesco di Udine.

Ucraina, lattiero-caseario in crisi Fvg«Il settore della zootecnia da latte è tra i più colpiti dall’incremento dei costi delle materie prime e dall’emergenza energetica in corso e la situazione sta subendo un ulteriore aggravio con la crisi derivante dal conflitto in atto in Ucraina. Perciò è indispensabile che tutti facciano la loro parte per salvare un comparto che altrimenti non potrà più riaprire: a tale fine convocherò a breve un tavolo regionale di confronto». È quanto rileva l’assessore del Friuli Venezia Giulia alle Risorse agroalimentari, ittiche e della Montagna, Stefano Zannier, in una lettera inviata a Federdistribuzione, Assolatte e Confindustria. «L’aumento dei costi dei fattori produttivi – sottolinea Zannier – implica, per la maggior parte degli allevamenti italiani di bovini da latte, un reale rischio di fallimento e si registrano già situazioni in cui gli allevatori si trovano costretti a ridurre progressivamente il numero di capi per sopperire agli eccessivi costi da affrontare. Risulta, pertanto, di vitale importanza che l’intera filiera agroalimentare prenda in considerazione le criticità in corso al fine di contrastare l’imminente rischio di un danno irreparabile per il comparto produttivo e per la filiera stessa che potrebbe trovarsi, a fronte della chiusura di molte realtà, nella condizione di non riuscire a garantire l’approvvigionamento del prodotto. Questo – rileva ancora l’esponente della Giunta Fedriga – considerando anche che il pagamento agli allevatori non dev’essere inferiore ai costi di produzione che l’Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare (Ismea) ha stimato, sulla base dati del 2021, essere pari a 46 centesimi/litro, con una imminente revisione al rialzo». Zannier ricorda che «un’importante realtà della trasformazione, tramite la propria organizzazione cooperativa, per rendere sostenibile la produzione, ha deciso di riconoscere ai soci allevatori un prezzo minimo di acquisto del latte di 48 centesimi/litro al quale aggiungere Iva e premio qualità: scelte di questo tipo, che si auspica possano essere emulate nel più breve tempo possibile anche da altri soggetti, servono appunto per fronteggiare i forti aumenti sostenuti dai produttori negli ultimi mesi e amplificati di recente dal conflitto russo-ucraino». Secondo l’assessore regionale, in questo contesto «l’adeguamento del prezzo del latte riconosciuto ai produttori da parte dei soggetti che si collocano subito dopo nella catena del valore del settore lattiero-caseario (primi acquirenti, grandi gruppi industriali e cooperativi, sistema della grande distribuzione), per un periodo adeguato a superare le tensioni sopra evidenziate, risulta essere concretamente una delle possibili soluzioni per supportare e garantire la sopravvivenza del sistema allevatoriale, a fronte – conclude Zannier – dell’importanza economica, sociale ed ambientale che l’intera rete zootecnica riveste nel territorio nazionale».

Agriest e l’attrazione enogastronomica – «Stiamo spingendo con forza affinché nella nostra regione il comparto enogastronomico, unito in maniera inscindibile con l’agricoltura, continui ad ampliarsi, per attrarre ancora più turisti e far crescere e conoscere le nostre aziende, con le loro eccellenze, non solo nel nostro Paese ma anche oltre confine». Lo ha detto l’assessore regionale alle Attività produttive, Sergio Emidio Bini, intervenuto all’incontro “Ricerca, cibo e farming, il futuro in tavola”, organizzato da Udine e Gorizia Fiere, nella sede della Fiera di Udine, a Martignacco, nell’ambito dell’evento “Road to Agriest 2023, incontro al futuro”. «I temi trattati nel ricco panel organizzato in vista d “Road to Agriest” sono quanto mai attuali e ringrazio per questo i promotori dell’evento e i partecipanti – ha detto Bini -. Quando parliamo di agricoltura parliamo anche di enogastronomia, e nella nostra regione il comparto rappresenta una fetta importante di prodotto interno lordo, strategicamente rilevante pure per l’elevato numero di persone occupate. Il momento, lo sappiamo tutti, è quanto mai difficile: stiamo attraversando la cosiddetta “tempesta perfetta” e stiamo pagando troppe “non scelte” fatte nei decenni passati sia per quanto riguarda il fabbisogno energetico sia per quello delle materie prime, compreso il settore alimentare – ha continuato l’assessore alle Attività produttive -. Stiamo assistendo a un aumento significativo anche del costo dei cereali, dei mangimi, con un incremento del prezzo che oscilla tra il 15 e il 20%. Sono aumenti insostenibili, non in grado di garantire margini operativi a chi opera nel settore. Siamo in una fase cruciale, insomma, complessa, delicata, che stavamo in realtà già vivendo prima di questo momento di speculazione, cui non giova la guerra in atto». «Abbiamo lanciato il brand “Io sono Friuli Venezia Giulia” che ha l’obiettivo di promuovere un’identità di luogo, in primis, e dei suoi prodotti e aziende. Lo stiamo spingendo molto, in questo particolare periodo, con una promozione mirata al mercato italiano: la mobilità internazionale, infatti, è ancora condizionata dalla pandemia e, più di recente, dal conflitto in Ucraina. Con questo marchio stiamo organizzando una serie di eventi capaci di caratterizzarci e soprattutto di caratterizzare le imprese del nostro territorio», ha aggiunto ancora Bini. «Abbiamo una storia importante, del resto, per la valorizzazione delle nostre eccellenze, come quella del vino – ha chiuso l’assessore regionale -. “La Strada del vino e dei sapori”, ad esempio, è cresciuta tantissimo in questi anni, facendo affluire un numero sempre crescente di imprese all’interno della propria organizzazione; una realtà che è riuscita a promuovere le nostre ricchezze, sia enologiche che gastronomiche, e ad attrarre nuovo turismo. Il Friuli Venezia Giulia, ne sono certo, è una regione che saprà cogliere tutte le migliori opportunità che si presenteranno da qui ai prossimi anni».

Sostegno all’aquacoltura in FvgLa Regione Friuli Venezia Giulia destinerà 1,454 milioni di euro per finanziare al 50 per cento gli investimenti produttivi destinati all’acquacoltura. Lo ha stabilito la giunta approvando un’apposita delibera su proposta dell’assessore alle Risorse ittiche, Stefano Zannier. Gli interventi dovranno essere destinati al rafforzamento della competitività e della redditività delle imprese, alla diversificazione delle specie allevate, all’ammodernamento e sicurezza degli impianti e alla riqualificazione dei processi produttivi. Le risorse potranno essere utilizzate inoltre per il miglioramento sia del benessere delle specie e le attrezzature per la protezione delle coltivazioni sia della qualità del prodotto, ma anche per il recupero di stagni e lagune ed infine per la diversificazione del reddito con altre attività complementari (investimenti per attività pedagogiche, di promozione del prodotto, per servizi ambientali). L’intensità dell’aiuto sarà pari al 50 per cento della spesa, con una soglia limite contributiva pari a 450 mila euro per singola domanda. Le richieste dovranno essere presentate esclusivamente via Pec sulla base dei modelli scaricabili dal sito internet della Regione entro il 9 maggio 2022. «Si tratta – spiega Zannier – di un bando sollecitato direttamente da diversi operatori del settore, la cui bozza è stata condivisa in via informale con i rappresentanti di categoria. Con questo intervento si prevede di proseguire l’innovazione delle imprese, stimolando gli investimenti in particolare per quanto riguarda l’ammodernamento degli impianti ittici al fine di mantenere e migliorare le condizioni del comparto in questo settore. In continuità con la modalità attivata con gli ultimi bandi – chiarisce ancora l’assessore regionale – per rendere più flessibile il percorso di approvazione, è stato previsto che i moduli per la presentazione della domanda di finanziamento e liquidazione previsti dal bando stesso, saranno pubblicati nel sito internet della Regione e verranno approvati con decreto del Direttore di Servizio. In tal modo eventuali interventi correttivi dei moduli, che dovessero rendersi necessari successivamente all’approvazione del bando, saranno più rapidi e tempestivi». «Attualmente le risorse nel piano finanziario del Feamp – aggiunge Zannier – non sono sufficienti ad emettere un bando per questa misura; pertanto, in attesa che venga accettata la recente richiesta di modifica del piano finanziario, si prevede di utilizzare le risorse previste dalla Legge regionale 24 del 2021. In questo modo le imprese potranno avviare gli investimenti già nel corso del 2022 conclude l’assessore – riducendo il rischio di non poter concludere i progetti entro il termine finale inderogabile previsto per settembre del 2023».

Vino, Ue semplifichi le vendite a distanza – La Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti chiede che venga istituito nel 2022 un tavolo di lavoro a livello europeo affinché si crei uno sportello unico One-Shop Stop (Oss) in tutti gli Stati membri per l’assolvimento delle accise, anche per i produttori di vino. Attualmente, infatti, questa pratica vantaggiosa per le vendite online è consentita solo per certe categorie di prodotto, penalizzando il commercio dei beni soggetti ad accisa per cui non è prevista, tra cui appunto il vino. Fivi, su richiesta di Cevi – Confédération Européenne des Vignerons Indépendants, ha pertanto scritto una lettera al ministro dell’Economia e delle Finanze, Daniele Franco, chiedendo di promuovere l’istanza di semplificazione nelle vendite a distanza del vino davanti al Commissario della Dg Taxu Paolo Gentiloni, sottolineando le difficoltà attuali dei produttori. «Una semplificazione doverosa e inderogabile – afferma Lorenzo Cesconi, presidente di Fivi – in un momento in cui le relazioni e le vendite a distanza sono diventate la norma. Questi due anni di pandemia hanno modificato le nostre abitudini in tutti gli ambiti ed è necessario anche un adeguamento a livello normativo. È impensabile che, a causa delle differenze nelle procedure di vendita tra i diversi Stati membri, l’onere amministrativo e i costi a carico degli operatori siano elevatissimi e dissuadano i produttori a concludere le vendite. In questo modo vengono penalizzate soprattutto le realtà che si impegnano direttamente nel commercio dei propri prodotti. I Vignaioli Indipendenti si occupano infatti dell’intera filiera all’interno della propria azienda, partendo dalla coltivazione del vigneto, passando per la vinificazione, per arrivare alla vendita diretta della bottiglia». Quello che Cevi e Fivi stanno chiedendo a livello europeo è dunque la creazione dello sportello unico One-Shop Stop, già in vigore per alcune categorie di prodotti. Oltre ai vantaggi di una burocrazia più snella, la nuova normativa comporterebbe anche una riduzione al minimo delle frodi fiscali e maggiore trasparenza nella concorrenza tra i negozi online e quelli fisici. Tale regime rappresenterebbe inoltre un passo importante per rafforzare la libera commercializzazione delle merci e permetterebbe, sia ai produttori che ai consumatori europei, di trarre pieno vantaggio dalle opportunità del mercato interno.

Asolo Prosecco protagonista a VeronaNon solo nei padiglioni della fiera: per un’intera settimana, in occasione di Vinitaly, l’Asolo Prosecco si appresta a essere protagonista indiscusso in molti degli angoli più belli e più significativi della città di Giulietta e Romeo, come piazza dei Signori e la sua Loggia di Fra Giocondo, il Cortile Mercato Vecchio, le librerie cittadine, lo stesso municipio veronese. In tutto saranno 3 mila le bottiglie delle bollicine asolane che verranno stappate a Verona per Vinitaly e per il suo fuori salone Vinitaly and the City, ricchissimo di appuntamenti. «L’intera città di Verona – commenta Ugo Zamperoni, presidente del Consorzio Asolo Prosecco – si tingerà d’oro, il colore dell’Asolo Prosecco. Le nostre bollicine saranno presenti in una decina di postazioni nel centro storico e in fiera, dove proporremo più di 100 etichette di 40 produttori». Si incomincia domani con il brindisi a base di Asolo Prosecco nel corso della conferenza stampa di presentazione di Vinitaly and the City, a palazzo Barbieri. Venerdì 8 aprile, alle 17, le magnum di Asolo Prosecco saranno di scena all’inaugurazione di Vinitaly and the City, alla Loggia di Fra Giocondo, a complemento della performance di danza Vin-Canto. Una storia d’arte a sorpresa. In contemporanea, aprirà l’area Asolo Prosecco, operativa a pieno ritmo fino a lunedì 11 su un intero lato del monumentale loggiato scaligero di Cortile Mercato Vecchio, adiacente a piazza delle Erbe e piazza dei Signori. Saranno 2.500 le bottiglie di Asolo Prosecco a disposizione dei quindicimila visitatori attesi. Un calice di bollicine asolane accompagnerà come official wine tutte le occasioni culturali della manifestazione, a cominciare dalle presentazioni di libri di grande successo in programma nella rassegna Parole Di-Vino, in collaborazione con laFeltrinelli. L’Asolo Prosecco sarà poi il vino dei brindisi che animeranno i concerti gratuiti organizzati da Vinitaly and the City sul palco del Cortile Mercato Vecchio, proprio di fronte all’area delle bollicine asolane: suoneranno artisti conosciutissimi, come Roy Paci, Morgan, Joe Bastianich e La Terza Classe. Numerosi gli eventi del Consorzio dell’Asolo Prosecco nei padiglioni fieristici di Vinitaly, dal 10 al 13 aprile.

Il Riesling renano del Monte Baldo – Sul versante veronese del Monte Baldo nasce un progetto enologico ambizioso, che porta dal 2003 la firma dell’azienda vitivinicola Roeno. Creare il Riesling renano della Terradeiforti, questa l’idea di Giuseppe Fugatti e Mirko Maccani, rispettivamente direttore di produzione ed enologo della cantina. Un vino frutto di studi approfonditi sul territorio, che si ispira al metodo tradizionale della Mosella. Una tecnica di vinificazione che strizza l’occhio al passato, guardando al presente e al futuro. Il processo prevede l’impiego di uva accuratamente selezionata e di mosto ossigenato: quest’ultimo permette di attenuare sin da subito le sostanze che in fase di invecchiamento subirebbero variazioni negative legate all’ossidazione, regalando vini più puliti e freschi. Da qui il Riesling segue il suo percorso naturale attraverso una fermentazione svolta a 18-21°C, temperatura abbastanza elevata rispetto alle tecniche di cantina utilizzate oggi. Tutto inizia a un’altitudine che varia dai 200 ai 600 metri slm, qui il Riesling renano apprezza la buona esposizione ai raggi solari e le escursioni termiche tra notte e giorno, caratteristiche geo-climatiche capaci di unire la sapidità, la freschezza e l’acidità del vitigno, con il calore, il volume e la struttura di un terroir unico come quello della Valdadige. Prima di procedere alla piantumazione delle barbatelle, Roeno ha preferito interpellare l’Istituto di Viticoltura ed Enologia Geisenheim e, valutando l’influenza “mediterranea” della zona considerata, l’azienda ha selezionato un terreno ghiaioso e argilloso, ideale per esprimere le tipiche peculiarità nordiche del Riesling. Una volta trovata l’area, Giuseppe Fugatti e Mirko Maccani hanno provveduto alla scelta dei cloni e dei portainnesti più adatti a una vendemmia tardiva, a un’altitudine medio-alta e a un impianto guyot ad arco singolo, con densità di oltre 5500 piante per ettaro. Anni di studio e di duro lavoro che nel 2009 si concretizzano in un Riesling renano di altissimo pregio: una prima annata che porta ottimi risultati dando vita al Riesling renano Preacipuus. La massima espressione di questo vitigno straordinario, tuttavia, arriva nel 2010 con il Riesling Renano Collezione di Famiglia. La scelta del nome descrive la passione e la dedizione dedicate da Roeno e dalla Famiglia Fugati al progetto: per la creazione di questo grande vino si selezionano solo le migliori partite in modo da celebrare tutte le potenzialità di un’uva complessa e affascinante. «Per garantire uve di primissima qualità al nostro Collezione di Famiglia – spiega Giuseppe Fugatti – dall’anno scorso abbiamo implementato in cantina una selezionatrice ottica, un macchinario che dopo la fase di diraspatura seleziona i singoli acini e ne valuta la forma, l’aspetto sano e il grado di maturazione. Questo permette la scelta di chicchi senza difetti, perfetti per la produzione di un vino di carattere». La qualità delle uve, la produzione di quantità ridotte e il prolungato affinamento – prima in grandi botti di legno per 18 mesi e poi in bottiglia per 36 mesi – impreziosiscono e danno importanza a un vino dall’indiscussa eccellenza. Riesling Renano Collezione di Famiglia si rivela un bianco da invecchiamento, con note minerali che ricordano pietra focaia, grafite e idrocarburi, per poi aprirsi a sentori di pompelmo, lime e frutta tropicale. Un vino dal gusto pieno, con accenti morbidi, esaltato da una fresca e ricca sapidità che rende gradevole ed equilibrato ogni sorso.

Il Pinot noir del Castello di Cigognola Il progetto enologico della famiglia Moratti, al Castello di Cigognola in Oltrepò Pavese, presenta Pinot Noir, annata 2020, prima espressione ferma e vinificata in rosso del vitigno, nata dalla collaborazione con l’enologo e consulente Federico Staderini. Il nuovo vino è un’interpretazione inedita ed esplorativa della varietà di origine francese che nel 45° parallelo ha trovato una terra d’elezione. «In quest’area vi sono tracce esigue ma ancora forti e visibili di una viticoltura del passato che lega l’antico Oltrepò al Piemonte – spiega Federico Staderini –. Un tempo in cui i filari venivano piantati seguendo le curve di livello dei pendii, non secondo una disposizione ortogonale rispetto ad essi. Tempo in cui si producevano vini “tranquilli”, senza bolle. Il Nebbiolo, la Barbera e il Pinot nero sono i testimoni di un sentiero pieno di rovi ma ancora percorribile per tenere viva una produzione più antica rispetto a quella del Metodo Classico». A caratterizzare Pinot noir è anche il tipo di approccio produttivo adottato, che contraddistingue Castello di Cigognola e Bentu Luna, il più recente progetto enologico avviato in Sardegna: si tratta di una visione umanistica, che regola il rapporto tra l’essere umano e la natura, interpretata secondo scienza, creatività e rispetto. Ne scaturisce una viticoltura che richiede grande manualità – quasi tutti i procedimenti, compresa la diraspatura, vengono eseguiti a mano –, attenzione al più piccolo dettaglio ed estrema cura nelle procedure svolte in vigna e in cantina. «Alla linea di spumanti Metodo Classico da uve Pinot nero, che restano il simbolo della maison Moratti, abbiamo scelto di affiancare una versione ferma che arricchisce il nostro alfabeto enologico – spiega l’Ad Gian Matteo Baldi –. Ci siamo rivolti a Federico Staderini, in virtù dell’esperienza maturata in oltre trent’anni di produzione di Pinot nero in Toscana, confermando il modus operandi di Castello di Cigognola, per cui giovani professionisti collaborano con consulenti esterni di caratura internazionale». Il Pinot Noir nasce da cinque ettari di vigneto esposti a nord-ovest, distribuiti su colline serrate con pendenze molto decise. Le viti fruttano meno di un chilo di uve per pianta, vendemmiate esclusivamente a mano. Si esegue senza l’ausilio di macchinari anche la schiccolatura, che preserva l’integrità dei chicchi. All’approssimarsi della svinatura la pigiatura per mezzo dei piedi consente di rompere progressivamente gli acini ancora interi. La fermentazione, affidata ai lieviti spontanei, si accompagna a diversi giorni di blanda follatura, per dare lentezza e gradualità al rifornimento dei lieviti. Le uve più mature, inoltre, fermentano a grappolo intero in presenza del raspo, così da conferire nerbo e postura al vino. Segue quindi la sosta in tonneaux da 500 litri e in tini di cemento da 10 litri, per un affinamento di circa 12 mesi. Il Pinot Noir di Castello di Cigognola, la cui veste grafica verrà svelata durante la 54ma edizione di Vinitaly, sarà disponibile in tiratura limitata a partire dalla primavera 2022, nei migliori ristoranti ed enoteche e nel punto vendita aziendale.

 

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