(g.l.) Prosecco superstar in questo momento magico per le bollicine italiane e soprattutto del Nordest, con in testa Veneto e Friuli Venezia Giulia sui cui territori insiste la Doc interregionale che beneficia del nome geografico della piccola località del Carso Triestino. È record storico, infatti, per la produzione di spumante “tricolore” che ha superato per la prima volta il miliardo di bottiglie nel 2021 per effetto del balzo del 23 per cento spinto dalla voglia di normalità di fronte all’emergenza Covid. I dati emergono da un’analisi della Coldiretti che evidenzia come a trainare il risultato sia stato proprio il Prosecco con 753 milioni di bottiglie Doc e Docg seguito dall’Asti Docg con 102 milioni ma buoni risultati sono stati ottenuti anche per il Franciacorta, il Trento e l’Oltrepo Pavese. Un successo spinto dalla domanda interna con una crescita del 27% in valore degli acquisti degli italiani, ma anche per l’esplosione delle richieste arrivate dall’estero dove si registra un aumento del 29% per un totale di circa 700 milioni di bottiglie stappate fuori dai confini nazionali secondo proiezioni Coldiretti per il 2021 su dati Istat ed Ismea.

Ettore Prandini leader Coldiretti.

Un patrimonio del Made in Italy – sottolinea Il Punto Coldiretti – che ha conquistato di gran lunga la leadership a livello mondiale in termini di volumi esportati davanti a Champagne e Cava. Fuori dai confini nazionali finiscono circa i 2/3 della produzione nazionale di bollicine e i consumatori più appassionati d i quelle “tricolori” sono gli americani che scavalcano i “cugini” inglesi con un aumento del 44% in quantità, mentre Oltremanica si “fermano” a una crescita del 12% che testimonia comunque come l’amore dei britannici per le bollicine italiane sia più forte anche della Brexit. In posizione più defilata sul podio si trova la Germania che rimane il terzo consumatore mondiale di spumante italiano ma che fa segnare un incremento solo del 2% degli acquisti in volume. Nella classifica delle bollicine italiane preferite nel mondo ci sono tra gli altri il Prosecco, l’Asti e il Franciacorta che ormai sfidano alla pari il prestigioso Champagne francese, tanto che proprio sul mercato transalpino si registra una crescita record delle vendite del 16%. Ma lo spumante italiano piace molto anche nel Paese di Putin, visto l’incremento del 52% in Russia nonostante le tensioni causate dal perdurare dell’embargo su una serie di prodotti agroalimentari Made in Italy. E un aumento in doppia cifra si riscontra anche in Cina (+29%) e in Giappone, con +18%.
Sul successo delle bollicine “tricolori” nel mondo pesa però – rileva con preoccupazione il notiziario della Coldiretti – la contemporanea crescita delle imitazioni in tutti i continenti a partire dall’Europa dove sono in vendita bottiglie dal Kressecco al Meer-Secco prodotte in Germania che richiamano palesemente al nostrano Prosecco che viene venduto addirittura sfuso alla spina nei pub inglesi. E questo mentre si attende la decisione finale della Commissione Europea sulla domanda di registrazione della menzione tradizionale Prosek, il vino croato che nel nome richiama proprio la star degli spumanti tricolori causando un grave danno di immagine.

Glera vitigno base del Prosecco.

Lo spumante è l’elemento traino del sistema vitivinicolo italiano che rappresenta la punta di diamante del sistema agroalimentare nazionale con il fatturato del vino Made in Italy che ha raggiunto un valore di quasi 12 miliardi nel 2021 superando anche i risultati del periodo pre-pandemia. Vengono, infatti, ampiamente recuperate le perdite del terribile anno Covid offrendo un importante contributo all’economia e all’occupazione dell’intero Paese, considerato che il settore offre opportunità di lavoro a 1,3 milioni di persone dalla vigna alla tavola.
Nonostante le difficoltà del clima, l’Italia resta leader mondiale della produzione di vino e spumanti davanti a Francia e Spagna, i due principali competitor a livello internazionale, con una produzione che nel 2021, seppur in calo del 10% sfiora i 44,5 milioni di ettolitri, secondo le previsioni della Commissione Europea. L’elemento che caratterizza maggiormente la nuova stagione del vino italiano è l’attenzione verso il legame con il territorio, la sostenibilità ambientale, le politiche di marketing, anche attraverso l’utilizzo dei social, e il rapporto con i consumatori, con i giovani vignaioli che prendono in mano le redini delle aziende imprimendo una svolta innovatrice. Le aziende agricole dei giovani possiedono peraltro una superficie superiore di oltre il 54% alla media, un fatturato più elevato del 75% della media e il 50% di occupati per azienda in più.
«Il vino e lo spumante sono i prodotti italiani della tavola più esportati all’estero e rappresentano un elemento strategico per l’intero sistema Paese«», sottolinea il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, nel rilevare che «si tratta del risultato di un percorso fatto dalle nostre aziende verso la qualità e la sostenibilità delle produzioni». A preoccupare – conclude Prandini – sono però le nuove politiche europee, come la proposta di mettere etichette allarmistiche sulle bottiglie per scoraggiare il consumo e lo stop anche ai sostegni alla promozione. Un problema sul quale abbiamo più volte messo l’accento, accomunandolo ai moniti in uso da molti anni sui pacchetti delle sigarette, rilevando quanto dannosa sarebbe questa “strategia sanitaria” per l’Italia, primo Paese produttore al mondo, ma anche per il Vigneto Fvg. Per cui non c’è che augurarsi che il tutto se ne stia celato nel buio di un cassetto ben chiuso a chiave.

Vigneti delle grave pordenonesi.

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In copertina, gli spumanti italiani vanno a gonfie vele sul mercato internazionale.

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