di Ida Donati

LIGNANO – Riecco finalmente il vero gelato artigianale a Lignano Pineta! Anche se partita in ritardo, ed è la prima volta che accadeva dall’avvio dell’attività, continua infatti con successo la 53ª stagione estiva per Arturo De Pellegrin. Pochi giorni dopo i decreti riguardanti la fine del lockdown, pur con le precauzioni e nel rispetto delle prescrizioni anti-pandemia, che peraltro, per una gelateria artigianale per asporto fanno parte della gestione ordinaria, come l’osservanza delle norme igienico-sanitarie e la sanificazione delle apparecchiature, il Laboratorio-gelateria De Pellegrin di via dei Giardini ha riaperto da alcune settimane le serrande, chiuse alla fine della stagione 2019 con ben diverse prospettive.
Arturo, Nadia e il figlio Andrea, che da alcuni anni segue l’attività familiare, hanno vissuto la “quarantena forzata” come tutti in casa, a Conegliano. “Poi, l’incertezza nella quale ci siamo dibattuti – lamenta ancora oggi Arturo – impediva di fare programmi. Di prevedere, cioè, se e come la stagione balneare 2020 sarebbe ripartita”. Bombardati anche dalle fake news, pure gli artigiani del gusto hanno infatti atteso con ansia le disposizioni per la riapertura delle proprie attività. Ma, per un periodo prolungato, purtroppo invanamente.

Carlo Morandini, presidente Arga Fvg, con i De Pellegrin.

Fortuna vuole che la Regione Veneto, per la vita di ogni giorno, come quella del Friuli Venezia Giulia, per quanto attiene in particolare all’attività di aziende come quella dei De Pellegrin, abbiano accelerato i tempi emanando regole certe – ricorda Arturo – per l’avvio della stagione 2020. Per i cittadini, progressivamente, è stato possibile muoversi liberamente all’interno del proprio Comune, poi della propria Provincia, infine, tra le Regioni. E il maggior numero di degustatori dei gelati di pregio, frutto dell’elaborazione dell’arte e dell’esperienza che Arturo assieme al compianto fratello Giorgio ha maturato in oltre cinquant’anni, proviene dalla nostra regione ma anche da quella veneta. E non solo. Così, mentre la spiaggia lentamente cercava di rianimarsi, il “popolo” dei pendolari, dei domenicali, ma anche i proprietari delle seconde case e di natanti ormeggiati negli oltre 3 mila posti barca del comprensorio lignanese e latisanese, è tornato a raggiungere la località adriatica.
Non appena sparsa la voce che il Laboratorio aveva riaperto i battenti, sono cominciati a spuntare lungo via Giardini pedoni e ciclisti, tanto da dar vita alle prime file di attesa per poter assaporare un gelato. Dall’altra parte del banco, i De Pellegrin, che ormai tutti riconoscono fra i maestri del settore più affermati, continuano a mantenere i sapori genuini, autentici, di gusti che si distinguono per il colore attinente alla materia prima usata, la frutta matura. Come deve esserlo l’uva, alla raccolta, per poter dare un buon vino, così è per la frutta impiegata per realizzare le basi per il vero gelato artigianale. Il pistacchio, con il colore dei frutti di Bronte. Il limone tra il bianco e il trasparente, non giallo artificiale. Il malaga color uovo, perché il vero gelato alla crema deve avere quel colore. Così ancora il bacio, a cavallo tra il nocciola e il cioccolato. La stracciatella, fiordilatte con pezzetti di fondente, bianca e marrone scuro. E così via: accanto alle coppe che hanno fatto la storia dell’arte del freddo lignanese, l’Eiscaffè e la Nafta, nata a Lignano, le coppe Sombrero, Menta, Cioccolato, Lignano, Moka, Zibibbo e altre costellano le possibilità per gli appassionati del gelato. Ma anche i gusti alla frutta.

Parlando di uva, scopriamo la passione di Arturo De Pellegrin anche per il pianeta vino. Finita la stagione, si dedica infatti al piccolo vigneto per autoconsumo per produrre Prosecco, vista la natura delle terre del Coneglianese, ma anche ottimo Merlot. Come il suo gelato senza additivi, conservanti e altro. Ottenuto con metodi naturali. De Pellegrin segue con ammirazione il percorso enologico di Josko Gravner, la sua capacità di sperimentare, assecondando Madrea natura, ma soprattutto le tecniche antiche e originarie della lavorazione delle uve per produrre un vino senza alcun intervento successivo alla pigiatura. Cercando anche di poter fruire di terreni rispettati nel tempo, e non compressi dalle lavorazioni meccaniche con trattrici pesanti che, schiacciandolo, rendolo il suolo impermeabile. Tanto che a titolo sperimentale, in Friuli, c’è chi sta ripristinando la lavorazione dei campi a “trazione animale”.

Ma l’artigiano veneto-lignanese ci svela di avere seguito, per lo sviluppo del gelato, così come per quello della sua piccola vigna, anche gli insegnamenti di Gino Veronelli, il maestro dei giornalisti specializzati italiani, che indicava nelle aziende di piccole dimensioni la fonte per ottenere i prodotti migliori. Quelle più grandi, per motivi strutturali e di mercato, debbono infatti puntare soprattutto sulla quantità. Un concetto ripreso ai nostri giorni – ricorda Arturo – da Oscar Farinetti, e che si può riflettere anche nel mondo del gelato. Ecco, dunque, la chiave di lettura della capacità di produrre gelato di alta qualità che De Pellegrin sa esprimere da decenni. La passione per il naturale, per il biologico, per il biodinamico, applicata anche per il gelato che deve essere realizzato con le materie prime essenziali e fornite dal territorio e dall’esperienza di oltre cinquant’anni di esperienza tra mantecatrici, pastorizzatori e abbattitori di temperatura. Messa a disposizione dei degustatori più attenti, anche per la stagione 2020.

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In copertina, la coppa Malaga dell’indimenticato Giorgio De Pellegrin, candidata a diventare sempre più un must. E qui sopra la Nocciola per asporto.

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