Il no alla carne coltivata arriva forte e chiaro anche dal Friuli Venezia Giulia e a pronunciarlo è il presidente dell’Associazione regionale allevatori, Renzo Livoni, commentando il via libera definitivo della Camera al Ddl che vieta di produrre, consumare e mettere in commercio “cibi e mangimi generati a partire da colture cellulari”. Un provvedimento, quello firmato dai ministri Francesco Lollobrigida e Orazio Schillaci, a difesa del Made in Italy e della qualità che nei giorni scorsi, proprio mentre passava all’esame dell’Aula di Montecitorio, è stato all’origine di una lite tra il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, in piazza assieme a un gruppo di lavoratori per festeggiare l’approvazione della norma, e alcuni parlamentari di Più Europa, pro carne sintetica.

Gustose bistecche di carne bovina.


«Esprimiamo la nostra solidarietà a Prandini», afferma Livoni, a sua volta soddisfatto del via libera alla norma, che rappresenta un primo paletto allo sbarco sul mercato della carne realizzata in laboratorio, ma che dovrà fare i conti con la futura norma comunitaria, come ha evidenziato anche il Quirinale. «Intanto portiamo a casa questa prima vittoria – dichiara Livoni – contro un prodotto che è ancora a livello sperimentale, rispetto al quale non è stato nemmeno testato il principio di precauzione. Lo si sponsorizza perché salutare e a zero impatto ambientale dimenticando che questa carne, sintetica, non coltivata, vorrebbe sostituirsi ad agricoltura e zootecnia, economie circolari ante litteram».
A restarne impattata, in Fvg, se la futura norma europea dovesse essere in contrasto con quella nazionale e infine imporsi, sarebbe una filiera di un migliaio di aziende tra realtà zootecniche e di trasformazione che per il momento possono tirare un sospiro di sollievo. «Avremmo conseguenze economiche, ma anche sull’ambiente e non ultimo sulla conoscenza, la qualità, i sapori di quello che portiamo in tavola – aggiunge Livoni -. La carne sintetica è un prodotto di laboratorio, non possiamo vedere come viene realizzata e così perdiamo il contatto con ciò che mangiamo a differenza della zootecnia tradizionale, che porta nel latte i profumi di quello che le vacche mangiano, dell’erba, dei fiori, profumi che poi ritroviamo nella carne e nel latte. E’ una biodiversità che dobbiamo proteggere a tutti i costi».

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In copertina, il presidente dell’Associazione regionale allevatori Renzo Livoni.

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