Superato il solstizio d’estate, è tempo di fare il punto anche per il Consorzio agrario del Friuli Venezia Giulia, prima azienda del settore primario regionale, con 25 centri di raccolta e tre essiccatoi di lavorazione capaci di stoccare 1,4 milioni di quintali di cereali.

Davide Bricchi


Archiviato un primo semestre positivo, in linea con l’anno scorso nonostante i mesi di aprile e maggio non siano stati dei più favorevoli e abbiano causato anzi la perdita di alcune semine, il direttore generale Davide Bricchi, assieme al responsabile del settore ammassi Daniele Diamante, guarda in prospettiva alle dinamiche internazionali che immancabilmente influenzeranno anche l’agricoltura regionale. «L’ultimo anno – spiega – è stato caratterizzato da forti tensioni sui mercati internazionali sia per i cereali che per la soia. Le ragioni? Da un lato l’andamento climatico avverso, dall’altro l’aumento dei consumi registrato soprattutto in Cina, causa quest’anno di un’ulteriore erosione del -7,7% delle scorte mondiali, il più basso dell’ultimo quadriennio, record negativo destinato a crescere considerata la previsione di un aumento dei consumi di cereali in questo 2021, stimata in 2,1 milioni di tonnellate, +1,3% rispetto alla campagna 2017-2018». Andamento climatico, aumento dei consumi e viceversa calo delle scorte sono sfociati in un’impennata dei prezzi che non sembra destinata a terminare. Favorevole (ma rischiosa) per gli agricoltori, deleteria per gli allevatori, che devono fare i conti con l’ennesimo aumento dei costi.
In Fvg, ricordiamolo, la superficie a seminativi è di 120mila ettari totali 50mila dei quali a soia, che si afferma per superfici la prima coltura, seguita da 48mila ettari a mais per finire con grano, orzo, sorgo, girasole e colza principalmente.
«Negli ultimi mesi – fa sapere ancora Bricchi – mais e soia hanno subito fortissime oscillazioni dei prezzi, con rialzi che hanno superato il 50% del loro valore nei momenti di picco per attestarsi intorno a una media del +40%». A incidere non sono stati solo il clima e l’andamento dei consumi. «Hanno pesato molto logiche speculative, legate alla grande liquidità presente sui mercati finanziari e al ristagno dell’economia causato dal Covid. In questo contesto, le materie prime sono diventate il bene rifugio per gli investitori, che hanno riparato sulle derrate agricole, ma anche sui metalli quali ferro e rame. «In questo contesto – sottolinea Diamante – il Consorzio ha svolto e sta svolgendo un ruolo strategico, cercando di accompagnare i suoi 2.200 soci con un mix di formule contrattuali e ai contratti di precampagna – +120% quelli stipulati per la soia -, nei quali il prezzo viene fissato ex ante, affianca contratti in fase di raccolta e anche post, così da spalmare il rischio». Logica opposta alle vendite spot sul mercato, dove il rischio invece diventa molto alto. «Agli agricoltori consigliamo di affidarsi a noi – conclude Diamante – perché giocare con le oscillazioni del mercato comporta un rischio altissimo». Il futuro? L’auspicio di Bricchi è che «la ripresa economica sposti l’interesse degli investitori e che insieme alle buone stime produttive porti a un riequilibrio delle quotazioni riducendo le forti oscillazioni degli ultimi mesi e confermando prezzi che diano la giusta remunerazione alle aziende con l’arrivo del nuovo raccolto».

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In copertina, la coltura della soia in Friuli Venezia Giulia è leader.

 

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