(g.l.) Ora anche i vigneti possono avere una “pagella” che fotografa il loro stato di salute e quindi la loro attitudine a dare qualità. Perché ormai è assodato che la qualità del vino nasce proprio nel vigneto. Da qui la necessità di un continuo monitoraggio che avviene attraverso una nuova figura, quella degli “ampelonauti”, vale a dire viticoltori e tecnici che sanno tutto del proprio terreno vitato, tramite quello strumento di rilevazione, analisi e studio che è ormai conosciuto dagli addetti ai lavori, come “Indice Bigot”. Indice del quale, proprio in questi giorni, 50 aziende vitivinicole italiane hanno ricevuto il relativo Attestato per alcuni dei loro vigneti.


Il riconoscimento avviene a un anno dalla presentazione ufficiale dell’Indice del potenziale qualitativo del vigneto avvenuta al Castello di Cigognola durante la quale Giovanni Bigot assieme ad Angelo Gaja – patriarca del Barbaresco – e al professor Stefano Poni – docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza –, davanti ad una platea di importanti produttori e operatori del settore, si sono confrontati sul tema “Come migliorare la qualità dei vini grazie al monitoraggio svolto nei vigneti con metodo e costanza”.
Fra i vigneti premiati con Indice Bigot sopra i 90 punti su 100 – perché è questa la scala del monitoraggio – sono: in Friuli-Venezia Giulia il vigneto Refosco Buttrio di Vigne di Zamò, il vigneto Tocai Bert dell’azienda agricola Sturm e il vigneto Sauvignon Lungo Strada di Russiz Superiore; in Piemonte il vigneto Nebbiolo San Lorenzo di Gaja e il vigneto Barbera Barturot di Ca’Viola; in Toscana il vigneto Merlot Forra Alta di Tenuta Nozzole, il vigneto Sangiovese Oliveto di Tenuta La Fuga; in Sardegna il vigneto Pardoniga Mandrolisai dell’azienda Bentu Luna.

Giovanni Bigot con Gaja e Poni.

«In questo anno di applicazione – dice il dottor Bigot, agronomo e ricercatore friulano, fondatore della società Perleuve – il metodo che ho messo a punto in anni di osservazioni, raccolta dati e studi è stato accolto favorevolmente da molte aziende consapevoli che i grandi vini si fanno nel vigneto. Molti produttori vitivinicoli hanno manifestato l’interesse a conoscerlo, proprio perché l’applicazione del metodo, che sottende all’Indice Bigot permette di individuare gli strumenti necessari per migliorare progressivamente la qualità delle uve ottenute, in quel vigneto, in base all’obiettivo enologico. Indica infatti la strada migliore per farlo, dato che ne fotografa lo status quo ed evidenzia cosa va migliorato».

L’Indice Bigot risponde alla necessità, sempre più sentita dalle aziende, di conoscere in modo certo e scientificamente validato la reale qualità dei propri vigneti, questione non facilmente inquadrabile, affrontata sinora in modo vago, prendendo in considerazione un singolo fattore, come se fosse quello determinante. Si tratta di un metodo per valutare, da 0 a 100, il potenziale qualitativo di un vigneto, prendendo in considerazione i fattori viticoli che hanno influenza diretta sulla qualità del vino: produzione, superficie fogliare esposta (SFE), rapporto tra foglie e produzione (SFE/kg), sanità delle uve, tipo di grappolo, stress idrico, vigore, biodiversità e microrganismi, età del vigneto. Tra questi parametri si evidenzia con punteggi mediamente alti l’equilibrio vegeto-produttivo (SFE/kg) con valori tra 1,5-1,9; mentre l’aspetto su cui si dovrà sicuramente ancora lavorare è la biodiversità, soprattutto per quanto riguarda la capacità di osservarla in maniera semplice ma oggettiva. Per il monitoraggio, Bigot ha messo a punto l’App 4Grapes®, facile da usare, che consente in ogni momento di avere sotto controllo la situazione ampelopatologica, qualitativa e produttiva e di raccogliere i dati necessari per ottenere i valori dell’indice di ciascuna vigneto.

«Parte tutto dalle osservazioni fatte dalle persone che vivono costantemente il vigneto e, con metodo, hanno la capacità di fare osservazioni che, grazie ad opportuni successivi interventi, ne possono migliorare la qualità – conclude il dottor Bigot -. Questi dati ci arrivano tramite l’App 4Grapes®, noi li elaboriamo e inviamo all’azienda una scheda descrittiva con il dettaglio dei singoli valori e il punteggio finale per ogni vigneto monitorato. A conclusione del primo anno di attività, abbiamo consegnato alle aziende l’Attestato dell’Indice Bigot, una preziosa pergamena che include le informazioni sui vigneti presi in esame, con la relativa valutazione, i punti da migliorare e i fattori in cui ha raggiunto un ottimo livello».
Visto il grande interesse verso l’Indice Bigot, il terzo livello del corso di monitoraggio dell’Academy 4Grapes®, che Giovanni Bigot ha fondato alla fine dello scorso anno, è stato dedicato a questa tematica. L’obiettivo dichiarato è quello di formare “ampelonauti”, ovvero persone che osservano con attenzione, metodo e dedizione il loro vigneto e ne capiscono le esigenze.

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In copertina, la app messa a punto da Giovanni Bigot che all’interno vediamo mentre controlla un vigneto, monitora i dati e firma un attestato.

 

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