di Giuseppe Longo

Importante semaforo verde a Bruxelles per il Vigneto Fvg. Le denominazioni “Friuli” e “Friuli Venezia Giulia”, con le rispettive traduzioni in sloveno “Furlanija” e “Furlanija Julijska Krajina”, sono state infatti ufficialmente iscritte nel Registro europeo dei vini Dop, quelli che da sempre – vale a dire dagli anni Sessanta – siamo abituati a chiamare a Doc, cioè a denominazione di origine controllata. Il nome geografico con la relativa tutela, come stabilito dalla Commissione europea che ha dato l’ok all’atteso provvedimento, è riservato a un gruppo di vini fermi e frizzanti originari delle provincie di Gorizia, Pordenone, Trieste e Udine.

Precedente, ma di poco, a questo pronunciamento della stessa Unione Europea è il via libera al Prosecco Rosè, tipologia produttiva che si aggiunge a quella del classico vino frizzante prodotto tra Friuli Venezia Giulia e Veneto, fruendo dell’utilizzo del nome del piccolo paese del Carso Triestino per la etichettatura ufficiale dei prodotti Doc e Docg. Una versione aggiuntiva, insomma, attraverso la quale si conta di conquistare una nuova importante fetta di mercato che si aggiungerebbe all’enorme successo che queste bollicine hanno conquistato sulla scena mondiale. E’ noto a tutti, infatti, come il Prosecco sia diventato il vero fenomeno produttivo soprattutto dell’ultimo decennio, dovuto proprio all’approvazione della Doc interregionale che ha vincolato il nome geografico carsico a quello del vino.
Via libera dunque alla produzione del Prosecco dal colore rosa che, come è auspicio dei produttori, apporterà una salutare boccata d’ossigeno in un momento molto difficile anche per la vitivinicoltura del Nord-Est che lamenta preoccupanti contrazioni nelle vendite, in Italia e all’estero, a causa dell’emergenza sanitaria che, purtroppo, ancora non accenna ad attenuare la morsa. La modifica ordinaria al disciplinare di produzione è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea C 362/26.

Il Prosecco Rosè.

Tornando alle denominazioni “Friuli” e “Friuli Venezia Giulia”, va rilevato che questo importante provvedimento dell’Unione Europea amplia notevolmente le tipologie produttive finora approvate, sia per quanto riguarda i vini Doc (e quindi, più correttamente, Dop) che Docg e Igp. La normativa italiana delle denominazioni di origine – poi recepita in quella comunitaria dei Vqprd, i vini di qualità prodotti in regioni determinate – ha ormai, come si diceva, una storia di quasi sessant’anni. E’ infatti contenuta nella famosa legge 930 del 1963: i primi viticoltori a beneficiarne nella nostra regione furono quelli del Collio che dettero origine al primo disciplinare di produzione con relativo consorzio di tutela. Seguirono nel 1970 le Doc Colli orientali del Friuli e Grave del Friuli che pertanto compiono esattamente mezzo secolo di vita e che oggi si chiamano ufficialmente Friuli Colli orientali e Friuli Grave. La stessa area collinare ha poi dato vita, quasi vent’anni fa, alla Docg Ramandolo, la prima ad essere istituita nella nostra nostra regione e che ha fatto da apripista ad altre denominazioni di origine controllata e garantita – il massimo grado di tutela della qualità – sempre all’interno della medesima zona vitivinicola. Appartengono invece ad anni successivi, a partire dal 1975, le altre Doc Fvg.

Il Collio, prima zona Doc Fvg.

 

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