di Giuseppe Longo

E ora pare che la misura sia davvero colma. In altre parole, come recita il vecchio detto, “se si tira troppo, la corda si spezza”. Ed è quello che starebbe avvenendo nel mondo della ristorazione, uno fra i più colpiti in Italia, e quindi anche in Friuli Venezia Giulia, dalle misure anti-Covid, tanto che si è giunti sulla soglia di una iniziativa dirompente che tutti sicuramente avrebbero voluto evitare: la “disobbedienza civile”. E questo alla luce delle prime avvisaglie su quanto sarebbe contenuto nell’ennesimo Dpcm che il governo si appresta a licenziare nel fine settimana e secondo il quale sarebbe vietato anche vendere cibi e bevande da asporto dopo le 18. Infatti, la ristorazione non ce la fa più dopo la serrata natalizia ed i vari “stop and go” regolati dall’ormai famigerata girandola di colori. Per cui bar e ristoranti sono sul piede di guerra contro l’ipotesi di una nuova stretta, tanto che – come ha riferito stamattina la stampa nazionale – starebbe per scattare una protesta davvero clamorosa con la decisione di tenere comunque aperti i locali chiusi da troppo tempo, con danni spesso irreparabili. “Libero”, per esempio, titolava a tutta pagina che in Italia sono pronti ben 30 mila esercizi ad aprire nel fine settimana in barba alle decisioni di Roma.
Un’iniziativa ferma, ma anche di grande impatto, alla quale si affianca quella altrettanto ferma dei Ristoranti del Buon Ricordo rappresentati in Friuli Venezia Giulia da una decina di locali fra i più rinomati. Vale a dire Ristorante Carnia di Venzone, Locanda Al Castello di Cividale, Ristorante Al Sole di Forni Avoltri, Storico ristorante Al Ponte di Gradisca d’Isonzo, Trattoria Da Nando di Mortegliano, Hotel Ristorante Là di Moret di Udine, Lokanda Devetak 1870 di Savogna d’Isonzo, Ristorante Osteria La Pergola di San Daniele, Trattoria Alla Luna di Gorizia, Trattoria Da Toni di Gradiscutta. «Chiudere tutto – affermano infatti – è la soluzione unica e più economica e che rispetterebbe la dignità del mondo della ristorazione, in una situazione come quella che si prospetta nelle prossime settimane». E aggiungono: «E’ tempo di essere uniti e far sentire la nostra voce». E ancora: «Il primo grido d’allarme l’abbiamo lanciato lo scorso 30 marzo 2020. Il secondo è datato 22 aprile 2020. Il terzo, che speravamo fosse l’ultimo, il 16 maggio 2020. Ormai non c’è più tempo». L’Unione Ristoranti del Buon Ricordo – la prima associazione fra ristoratori nata in Italia, nel 1964, di cui fanno parte un centinaio di aziende e che è guidato dal presidente Cesare Carbone e dal segretario generale operativo Luciano Spigaroli – torna dunque ad evidenziare con forza l’assoluta criticità del settore e la mancanza di chiari e concreti interventi e linee guida che possano scongiurare il tracollo dell’intero comparto. E lancia questo appello all’intero mondo della ristorazione e della somministrazione, che pubblichiamo integralmente.

 Luciano Spigaroli e Cesare Carbone.

«Il nostro Mondo, il Mondo della ristorazione italiana di qualità ormai è esausto. 11 mesi sono trascorsi dall’inizio della pandemia, 11 mesi durante i quali la nostra categoria ha accettato di chiudere a ripetizione le proprie attività in nome della salute. Noi ristoratori abbiamo un cuore e lo abbiamo dimostrato. Le briciole dei ristori, quando sono arrivate, sono state proprio tali. Abbiamo accettato anche il gioco dei colori, delle aperture e chiusure per salvare il Natale, poi per salvare gennaio, poi…?
Purtroppo, la realtà dei fatti ha dimostrato che non erano i locali pubblici i portatori di contagi.Tutti sappiamo che pranzare in un ristorante è più sicuro che farlo in una mensa aziendale. Allo stesso modo le resse nei supermercati e l’affollamento dei posti di lavoro non possiamo credere che siano meno pericolose. Ci è voluto del tempo ma tutti ora, noi e i nostri clienti, abbiamo capito che la scelta di chiudere determinati settori è stata una scelta di comodo. Guarda caso, sono i settori nei quali è unanimemente riconosciuta la professionalità e la passione per il proprio lavoro. Settori abituati ad abbassare la testa e lavorare. In nome di questo, il governo ha pensato che avremmo digerito ogni cosa, lamentandoci, scrollando la testa ma poi rifugiandoci, per la sopravvivenza, in forme inutili economicamente come asporto e delivery.
Tutto giusto. Tutto vero. La passione va oltre ogni ragionamento logico. Così è stato. Con il risultato che tanti di noi sono alla canna del gas!
Ora basta. Il vaso è colmo. Ci mancava solo l’invito ad aprire le nostre attività per 2 giorni per poi chiuderle nel week end, per poi colorare di nuovo l’Italia di giallo e arancione limitando o vietando il nostro lavoro in modo quasi sadico, per completare la presa in giro.
Il 16 maggio dicemmo: I tempi sono scaduti. Tutti ora abbiamo capito che, causa la pandemia, dobbiamo aspettare tempi migliori, ma dobbiamo arrivarci. Noi del Buon Ricordo siamo una piccola realtà, ma pensiamo di rappresentare il mondo intero della somministrazione (Horeca) che troppo spesso non si è dimostrato compatto.
Chiediamo al governo: fateci lavorare in sicurezza, ma con la possibilità di fare impresa oppure permetteteci di arrivare ancora vivi al momento della ripartenza con giusti ristori, non briciole. Noi imprenditori della ristorazione crediamo di avere tante proposte da portare sul tavolo anche per il futuro, ma dobbiamo essere ascoltati non portati alla chiusura.
Asporto e delivery non fanno parte del Dna della grande ristorazione e della somministrazione in genere e chi lo ha fatto o lo sta facendo sa bene che non possono tenere in piedi un’azienda. In una situazione come quella che ci aspetta nelle prossime settimane la soluzione unica e più economica e che rispetterebbe la nostra dignità sarebbe una sola: chiudere tutto. Se davvero siamo contagiosi, dovremmo essere noi i primi a tirarci fuori dalla mischia. Ma non possiamo farlo da soli.
Chi si alza ogni mattina all’alba e per 16 ore non esce dal proprio locale ha una dignità. Ora questa dignità è stata troppe volte calpestata. Asporto e delivery per le regioni arancioni e aperture solo a pranzo infrasettimanalmente per le regioni gialle sono delle prese in giro senza senso.
Questo è il nostro pensiero. Il mondo della somministrazione cosa ne pensa? Noi ci siamo. E’ tempo di essere uniti e far sentire la nostra voce».

Ristoranti Buon Ricordo in Fvg

Hotel Ristorante Carnia Venzone Stazione Carnia (Udine)
Locanda al Castello Cividale del Friuli (Udine)
Ristorante Al Sole Forni Avoltri (Udine)
Storico Ristorante Al Ponte Gradisca d’Isonzo (Gorizia)
Trattoria Da Nando Mortegliano (Udine)
Hotel Ristorante Là di Moret Udine
Lokanda Devetak 1870 Savogna d’Isonzo (Gorizia)
Ristorante Osteria La Pergola San Daniele del Friuli (Udine)
Trattoria alla Luna Gorizia
Trattoria Da Toni Varmo (Udine)

 

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