(g.l.) Nel settore enologico, per fortuna, c’è anche qualche luce: il prodotto della cooperazione tiene, malgrado il Covid e il crollo dell’Horeca, vale a dire la ristorazione. Nell’anno della pandemia il sistema vitivinicolo cooperativo (423 cantine per 4,9 miliardi di euro di giro d’affari e una produzione pari al 58 per cento del vino italiano) ha infatti mostrato la sua resilienza, registrando nel complesso una sostanziale tenuta del proprio fatturato (+1 per cento), su cui ha inciso positivamente l’incremento di vendite nel canale della Gdo (+6 per cento) e quello sulle esportazioni (+3). È questo il dato più significativo emerso nel corso di Vivite Talk del vino cooperativo, iniziativa organizzata a Roma da Alleanza Cooperative Agroalimentari.

Venanzio Francescutti


«Nel corso del 2020, il 34 per cento delle cooperative vinicole ha mantenuto stabile il proprio fatturato e un 41 per cento lo ha visto in calo», ha spiegato Denis Pantini, responsabile Wine Monitor di Nomisma, presentando lo studio sulla performance delle cooperative vitivinicole durante il Covid. «L’analisi ha anche evidenziato, di contro, come una cooperativa su 4 del campione intervistato – che numericamente rappresenta oltre il 50 per cento del fatturato complessivo della cooperazione vinicola – abbia invece registrato un fatturato in aumento. Si tratta delle cooperative più dimensionate, con fatturati superiori a 25 milioni di euro che, nel 6 per cento dei casi hanno addirittura registrato un sensibile aumento, superiore al +15 per cento rispetto alle performance registrate nel 2019, prima dell’avvento del Covid». Guardando ai singoli canali distributivi, le cooperative più grandi sono state favorite, oltre che nella Gdo, anche nell’E-commerce.
«Abbiamo così un’ulteriore conferma – aggiunge Venanzio Francescutti, presidente regionale di FedAgriPesca – di come i processi di sinergia tra cantine siano importanti e debbano essere maggiormente rafforzati in un mercato mondiale che ha subìto dei violenti cambiamenti nei mesi della pandemia. E io penso che il nostro sguardo, in questo senso, debba andare pure oltre l’orizzonte ormai ristretto dei confini regionali già superati, nei fatti, dalla collaborazione in essere sulle varie Denominazioni interregionali. L’altro asset sul quale lavorare, e le cooperative ci sono – spiega ancora Francescutti -, è quello della sostenibilità. Tutte le nostre cantine cooperative regionali, a esempio, hanno adottato o stanno adottando il protocollo di produzione della gestione integrata dei vigneti con relativa certificazione (Sqnpi), così come sta succedendo con le regole di produzione del Prosecco e di altre Denominazioni importanti. Il vino del Friuli Venezia Giulia, in questo modo, potrà essere comunicato non solo perché buono, ma anche perché sostenibile e certificato».
Infine, nelle sottolineature delle performance economiche della cooperazione va evidenziata quella delle vendite sui mercati esteri. Se l’export di vino italiano, nel complesso, ha registrato nel 2020 un calo pari al 2,4 per cento in valore, quello della cooperazione, invece, ha registrato una crescita pari al 3.

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