“Pinot grigio Delle Venezie Doc: analisi di mercato e strategie per il futuro”. Questo il tema dell’importante incontro organizzato a Milano dal Consorzio Tutela Vini Doc delle Venezie, in collaborazione con Ismea, l’Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare. Un primo appuntamento aperto ad operatori, aziende e stampa che ha visto la presentazione di un’indagine di mercato volta ad analizzare gli indicatori del segmento commerciale, il posizionamento e il livello di internazionalizzazione del Pinot grigio Doc Delle Venezie, oggi il più grande modello di integrazione interregionale che include in un’unica denominazione d’origine le regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia e la Provincia autonoma di Trento.
Un importante lavoro di ricerca e raccolta dati che è in linea con il percorso strategico di valorizzazione della denominazione di origine Delle Venezie che negli ultimi anni ha visto rafforzato il suo posizionamento a livello internazionale. Un’occasione per condividere i dati strutturali di produzione e di imbottigliamento – forniti da Triveneta Certificazioni, organismo di controllo della Doc – così come del commercio estero e dei canali di distribuzione del primo vino bianco italiano per volumi d’esportazione, oltre il 95% del totale, utile per ascoltare l’importante testimonianza di tre grandi imprese associate rispetto a risultati e obiettivi a livello produttivo, qualitativo e di posizionamento nonché rispetto alle opportunità e alle criticità del commercio estero. Sono intervenuti Matteo Zoppas, presidente Ice, Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, Augusto Reggiani, gabinetto del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, e, in rappresentanza dei tre grandi player del Pinot grigio Doc Delle Venezie, Massimo Romani, Ad di Argea Spa., Enrico Zanoni, direttore generale di Cavit, e Franco Passador, Ad di Vivo Cantine Viticoltori Veneto Orientale.

I relatori e il saluto di Armani.


Ad aprire i lavori, moderati dal vicedirettore e firma del Corriere della Sera, Luciano Ferraro, i saluti del presidente del Consorzio Doc delle Venezie Albino Armani. «Sono passati – ha detto – sette anni da quando la Denominazione venne costituita, affiancandosi ad altre venti denominazioni di origine coinvolte nella produzione di Pinot grigio nel Triveneto. Ad oggi nel Nordest si produce l’85% del Pinot grigio italiano – e il 43% di quello globale – e si contano 25 mila ettari vitati a Pinot grigio potenzialmente destinati alla Doc Delle Venezie, con una produzione di 240 milioni di bottiglie/anno e una filiera produttiva rappresentata da 6.141 viticoltori, 575 imprese di vinificazione e 371 imprese di imbottigliamento». Il presidente ha ricordato, inoltre, come la Doc abbia avuto e stia tuttora registrando un andamento in controtendenza rispetto ad altre denominazioni. Nonostante il calo generale del consumo di vino, infatti, la Doc osserva un trend in lieve ma costante crescita in termini sia di volumi sia di valore. Si rammenta che nel 2023 il Pinot grigio Doc delle Venezie ha chiuso un bilancio incoraggiante in un anno evidentemente complicato, con quasi 5 milioni di bottiglie in più sul mercato rispetto all’anno precedente, per un totale di 1.661.384 ettolitri imbottigliati nell’anno solare.
Di seguito Fabio Del Bravo, direzione Filiere e Analisi dei Mercati di Ismea, ha presentato l’indagine, partendo da una panoramica sulla produzione italiana di vino, a partire dai volumi della produzione e peso delle Ig dal 2014 a oggi che, oltre a ribadire il calo di produzione del 23,2% dell’ultima campagna, evidenzia una positiva incidenza del potenziale vini Ig sul totale che è passata dal 65% al 78% in dieci anni. I dati presentati hanno mostrato, inoltre, una sostanziale crescita dei vini bianchi che nell’ultimo decennio sono passati dal 47% al 62%, con un picco importante a partire dal 2021, a testimoniare il recente cambiamento dei trend di consumo. Interessanti i dati sulle esportazioni italiane di vino che, in un contesto di scambi internazionali in flessione, hanno sostanzialmente tenuto, anche rispetto ai tradizionali competitor come Francia e Spagna. Ma ancora più interessante notare come l’incidenza delle Dop sia passata dal 35% al 59% in volume e dal 52% al 67% in valore, numeri che dimostrano la sempre maggiore attenzione del consumatore nelle scelte d’acquisto.

Grappoli di Pinot grigio.


Portando il focus sulla Doc delle Venezie, la denominazione triveneta occupa il secondo posto del podio con quota 10% del volume totale delle prime 20 denominazioni di origine italiane – che da sole sommano il 70% del volume nazionale – seconda solo alla Doc Prosecco. L’indagine svolta da Ismea, aggiornata a marzo 2024 su un campione rappresentativo dell’intero territorio di produzione, conferma una forte adesione delle imprese al regime biologico e a schemi volontari di sostenibilità (Sqnpi, Equalitas e ViVa), oltre a registrare un numero elevato di aziende che intendono aderire nel prossimo futuro.
Confermata, inoltre, la vocazione all’export della Doc: il 94% del campione dichiara di vendere il Pinot grigio delle Venezie all’estero e, tra le aziende coinvolte, il 24% del campione esporta più del 90% dell’imbottigliato di Pinot grigio delle Venezie (la quota sale al 51% se si considerano le aziende che esportano il Pinot grigio delle Venezie per oltre il 70% della produzione). La principale destinazione del Pinot grigio Delle Venezie è il Nord America (58%), seguito dall’Europa (52%), con quote decisamente inferiori per Asia, Africa e Sud America; nello specifico il 52% delle aziende del campione dichiara di esportare negli Stati Uniti, il 39% nel Regno Unito e in Germania, il 24% nell’Est Europa, il 21% in Canada, il 9% sia in Cina che in Giappone. A chiusura dell’indagine sui mercati esteri, gli Stati Uniti restano il mercato che continua a promettere le migliori performance nel 2024, mentre tra gli intervistati si registra una notevole eterogeneità nella percezione dei Paesi potenziali e interessanti per futuro, con una ricorrenza, però, relative all’area dell’Est Europa, o a singoli Paesi appartenenti a tale regione geografica, come la Polonia. Rispetto ai canali distributivi, i principali sono l’Horeca e i grossisti, in entrambi i casi con il 48% delle selezioni, segue la Gdo con il 42% – canale in cui le aziende del campione hanno visto incrementare maggiormente le proprie vendite rispetto all’anno passato – i negozi specializzati ed il canale online, rispettivamente con il 27% e 15%.
A chiusura della relazione di Ismea si è aperto un proficuo dibattito per individuare strategie di promozione condivise e spazi di miglioramento che, oltre al consolidamento dei mercati considerati maturi, consentano di conquistarne nuovi.
Matteo Zoppas, presidente Ice, ha sottolineato il ruolo fondamentale del suo Istituto nell’accompagnare le imprese vitivinicole italiane nel loro percorso di internazionalizzazione, operando da importante tramite per accedere ai mercati esteri e promuovere il valore dei vini italiani nel mondo. Il Presidente Zoppas ha ricordato le attività svolte grazie alla vasta rete globale di uffici Ice e dai trade analyst operanti sul campo, facilitando l’incontro tra le aziende italiane e i buyer internazionali e creando opportunità di business durante eventi fieristici di rilevanza mondiale come Vinitaly. Proprio in occasione della prossima edizione Agenzia Ice porterà oltre 500 buyer profilati, offrendo alle aziende italiane l’opportunità di espandere la loro presenza sui mercati internazionali.
In merito agli strumenti messi in campo dal Sistema Paese e rispetto al ruolo del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, è intervenuto Augusto Reggiani, del Ministero delle Imprese e del Made in Italy: «La Giornata del Made in Italy, che si terrà il 15 aprile, è una delle numerose iniziative contenute all’interno del recente e più ampio Decreto sul Made in Italy approvato dal Parlamento e rappresenta un importante momento di celebrazione dell’eccellenza italiana nel mondo imprenditoriale. È un’iniziativa che dimostra la nostra vicinanza alle imprese, riconoscendo loro il ruolo di vero motore di produzione del nostro Pil. Il Decreto fornisce nuovi strumenti per contrastare con fermezza il fenomeno dell’Italian sounding, che danneggia gravemente le nostre esportazioni, incluso quindi il settore vitivinicolo, per una cifra complessiva stimata non inferiore ai 75 miliardi di euro all’anno. Nel corso della giornata viene celebrato il Made in Italy in tutto il mondo, anche sensibilizzando e formando i media e le autorità straniere e locali su questa tematica assolutamente cruciale».

In bianco e ramato.


Luciano Ferraro ha introdotto, quindi, nel dibatto tematiche legate a prospettive e margini di crescita legati alla Doc delle Venezie e come si renda necessario comprendere che la sua comunicazione debba concentrarsi sulla distintività rispetto alle altre Doc. «In particolare, nei mercati dove la presenza del Pinot grigio Delle Venezie è più consolidata, come il Nord America, Gran Bretagna ed Europa Continentale, il nostro obiettivo principale deve essere la premiumizzazione del prodotto, associandolo ai grandi marchi trainanti che aiutino a renderlo un vero e proprio simbolo di eccellenza sul mercato», ha commentato Massimo Romani, Ad di Argea, che ha poi continuato: «Il nostro Pinot grigio del Nordest già possiede nella propria natura molti elementi che ne determinano il successo. Tuttavia, considerando i buoni risultati registrati da altri Pinot grigio territoriali, ad esempio quello siciliano ed abruzzese, sarà essenziale concentrarsi sull’incremento del valore e sui caratteri distintivi della Doc delle Venezie».
Inevitabile un approfondimento sugli Stati Uniti, primo Paese di riferimento per l’export della Doc delle Venezie. Enrico Zanoni, direttore generale di Cavit, ha spiegato come il successo del Pinot grigio nel mercato americano sia stato influenzato da diversi fattori. «Sicuramente, il nostro ruolo di pionieri nell’introdurre questa varietà negli Stati Uniti alla fine degli anni ’70 ha avuto un impatto significativo, di certo favorito, all’inizio degli anni ’80 e per tutti gli anni ‘90, dalla ricerca da parte del consumatore di un’alternativa al più diffuso Chardonnay californiano. Il Pinot grigio italiano continua a mostrare grande resilienza in un mercato che oggi invece manifesta disaffezione al vino soprattutto da parte della fascia più giovane di consumatori, perché in grado di soddisfare la crescente domanda di vini più leggeri e versatili. Inoltre – ha proseguito Zanoni – non possiamo sottovalutare l’importanza del valore di marca nella promozione del prodotto, tenendo conto che il valore della denominazione deve crescere parallelamente a quello dei grandi brand». Rispetto al prossimo futuro, Zanoni ritiene che all’interno di un mercato in evoluzione come quello americano, il Pinot grigio italiano – inclusa quindi la Doc delle Venezie – continuerà ad essere il competitor numero uno del Pinot grigio statunitense.
La tavola rotonda si è chiusa con l’intervento di Franco Passador, Ad di Vivo Cantine Viticoltori Veneto Orientale in merito alla sostenibilità ambientale: «Si tratta di un tema strategico e importante, che caratterizza la filiera Doc delle Venezie raggiungendo, come testimoniato dall’indagine Ismea, una percentuale eccezionale in termini di adesione agli standard di sostenibilità, pari ad oltre il 70%, con la nostra realtà che si distingue ulteriormente superando l’80%. In questo senso, non possiamo non elogiare la sensibilità e la pronta risposta degli agricoltori nell’adesione alla coltivazione con il metodo biologico e/o agli schemi di certificazione volontaria Sqnpi, ViVa ed Equalitas». Passador ha concluso mettendo in evidenza un ulteriore ed importante elemento distintivo del Pinot grigio Doc delle Venezie, ovvero una filiera interamente certificata che utilizza su tutto il vino confezionato in commercio il contrassegno di Stato a garanzia della tracciabilità. «Si tratta di un elemento spesso trascurato nella comunicazione al consumatore che invece dovrebbe essere posto in primo piano, a differenza di altre produzioni di Pinot grigio a livello nazionale che sono sul mercato prive del contrassegno di Stato. La fascetta contrassegno di Stato è uno dei nostri punti di forza, un messaggio che il consumatore deve comprendere e privilegiare nella scelta d’acquisto».

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In copertina, vigneti in Friuli di Pinot grigio Doc delle Venezie e qui sopra in Trentino.

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