(g.l.) Come può essere definito il 2020 rurale? Quello, cioè, della pandemia e dei suoi devastanti effetti? Confagricoltura Fvg lo ha definito l’anno della “resilienza”, come dire quello in cui anche gli operatori del settore primario hanno vissuto i drammi del Coronavirus, o Covid-19 che dir si voglia, ma che hanno anche trovato la forza per resistergli e per guardare al futuro con coraggio, nella convinzione che pure l’uscita da questo tunnel è possibile. E questo nonostante gli elevati fatturati persi in vari comparti come soprattutto l’agriturismo, il florovivaismo e la vitivinicoltura. Per quanto riguarda invece l’agroalimentare, una leggera flessione si è registrata per il San Daniele Dop, mentre in crescita si è rivelato il consumo di pesce allevato: insomma, almeno un dato si è rivelato positivo. E sui fondi per la ripresa, in arrivo dall’Europa, gli imprenditori agricoli avvertono: «Non emarginateci!».

Philip Thurn Valsassina

«Complessivamente, nell’anno della pandemia – osserva infatti Philip Thurn Valsassina, presidente regionale di Confagricoltura -, il comparto agricolo ha subito un andamento ondulatorio rispetto a vendite, consumi e prezzi, ma si è dimostrato resiliente. La difficoltà negli spostamenti ha provocato sensibili contraccolpi negativi all’agriturismo (che segna un -75 per cento di fatturato) e lo stesso si può dire per la commercializzazione dei prodotti agroalimentari verso l’Horeca. Le maggiori oscillazioni si sono avute nella zootecnia e nel florovivaismo (-70 per cento per il mercato dei fiori recisi). Per parecchie settimane è stato difficile, se non impossibile, importare ed esportare, con conseguenze negative sui produttori e sui prezzi». «Anche il settore cerealicolo – prosegue il leader degli imprenditori agricoli tracciando un bilancio dell’annata appena conclusa – ha subito le oscillazioni legate ai comparti zootecnici con i quali condivide alcune porzioni di filiera. La coltivazione del mais ha continuato a perdere superfici investite (-56 per cento in 10 anni, come riferivamo ieri, ndr), mettendo a rischio alcune produzioni Dop regionali legate all’allevamento. In diversi momenti, tutto è stato esasperato dal cambio dei consumi e delle abitudini d’acquisto dei cittadini che, in alcuni casi, hanno messo sotto pressione le aziende e, in altri, hanno creato nuove opportunità (a esempio, è cresciuto dell’11 per cento l’acquisto di pesce allevato)».

Michele Pace Perusini

«Abbiamo salutato il 2020 con una riduzione delle vendite di vino stimabile in un -30 per centoaggiunge Michele Pace Perusini, presidente della Sezione economica regionale viticoltura di Confagricoltura -, anche se ci possiamo parzialmente consolare con la qualità della vendemmia che ha prodotti ottimi vini bianchi, fermi e frizzanti. Pure le marginalità per i produttori si sono ridotte, salvo per alcune aziende di piccole dimensioni che sono riuscite ad accrescere la loro quota di vendita diretta. La pandemia, tutt’ora in corso, ha messo in evidenza il ruolo di promozione e programmazione svolto dai Consorzi che sarà confermato anche per gestire con efficienza la necessità di calmierare le prossime produzioni, i relativi stoccaggi e la tutela della Ribolla gialla che, nel 2020, ha fatto qualche altro piccolo passo avanti. Intanto, ci preoccupa l’incertezza economica e di mercato che segna l’avvio del nuovo anno».

David Pontello

Per David Pontello, responsabile del comparto suinicolo di Confagricoltura Fvg, il 2020 è stato un anno che ha fatto stare sull’altalena gli allevatori. «Nel gennaio scorso eravamo ottimisti con un prezzo della carne a circa 1,8 euro/kg. Con il confinamento, il prezzo è crollato a 1,0 euro/kg per poi risalire, a ottobre, a 1,6 euro/kg. Le nuove chiusure, il blocco dell’export e l’eccesso dell’offerta hanno portato il prezzo della carne suina a 1,2 euro/kg, un livello di remunerazione al di sotto dei costi di produzione. La filiera del prosciutto di San Daniele Dop ha subito una leggera flessione (-1,2 per cento), ma io confido – è il pensiero di Pontello – che l’entrata in vigore della nuova etichettatura d’origine per la carne, il 1° febbraio, porti il consumatore a premiare il “Made in Friuli” e il “Made in Italy”».

E la conclusione dell’analisi su questo bilancio di un anno straordinario – in termini negativi s’intende! – è ancora affidata alle parole del presidente regionale Thurn Valsassina: «Il 2021, per un comparto come quello agricolo che programma le sue azioni stagione per stagione, parte nell’incertezza delle operazioni vaccinali, del loro effetto sulla pandemia e del possibile verificarsi della terza ondata dell’infezione. Se, poi, sarà l’anno del Recovery Fund – conclude con un severo monito -, confidiamo di non dover assistere al consueto assalto alla diligenza che emargina gli imprenditori agricoli».

Suinetti in un allevamento Fvg.

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In copertina, una bella barricaia in una cantina della nostra regione.

 

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