di Giovanni Oliviero Panzetta*

Ammettiamolo, ne abbiamo bevuto più del solito! Per superare la noia dei confinamenti in casa, per attenuare la depressione, per calmare lo stress, per favorire il sonno. Dal consumo di un bicchiere a tavola siamo passati a quantità crescenti anche fuori pasto, associate al consumo di altri alcolici e superalcolici (+180%) anche ordinati online e/o ricevuti a domicilio.
Un fenomeno, ovviamente, che non è solo italiano, ma che è esteso a tutti i Paesi d’Europa, con l’eccezione di quelli del Nord, forti consumatori di superalcolici, nei quali le restrizioni agli spostamenti hanno invece ridotto le possibilità pratiche di accesso alle bottiglie da parte dei bevitori.
Anche negli Stati Uniti d’America l’acquisto diretto di alcol è aumentato del 54%, mentre le vendite online sono salite del 262%.
Tutte le Nazioni sono consce che l’eccessivo consumo di alcol stia già mostrando (e mostrerà ancor più in un prossimo futuro) i suoi effetti deleteri sia sulla salute fisica, sia sui comportamenti sociali delle persone.

Giovanni Oliviero Panzetta


Negli Stati Uniti d’America un’Organizzazione civica per la Salute ha recentemente presentato al Governo Federale una petizione sostenuta da tre Società medico-scientifiche perché sulle bottiglie contenenti alcol sia apposta la scritta “Attenzione, può causare il cancro, specie del colon e della mammella”.
L’organizzazione mondiale della Sanità (Oms) con le sue sezioni europea e nordamericana ha varato un Piano di contrasto al cancro diffondendo tra gli Stati membri una Guida che mette bene in risalto le capacità cancerogene dell’alcol e suggerisce di limitare la circolazione dell’alcol con l’adozione di specifiche misure restrittive doganali e fiscali.
Ormai da tempo l’alcol è riconosciuto come uno dei “fattori ambientali” più pericolosi per la salute. In Italia, secondo i dati Istat, 40 mila persone vengono accolte ogni anno nei Pronto Soccorso per emergenze causate dall’abuso di alcol e 18 mila persone decedono per patologie alcol-correlate, che giustificano quasi il 3% della mortalità globale del Paese.
Una delle patologie più frequenti tra quelle causate all’alcol è, purtroppo, il cancro che ormai da anni è all’attenzione dell’Oms che si adopera per ridurne l’incidenza anche attraverso la riduzione dell’eccessivo consumo.
Secondo i dati della Società Americana per il Cancro, l’abuso di alcol rende conto del 4,8% di tutti i casi di tumore e del 3,2% della mortalità conseguente, con particolare importanza per i tumori del tratto digestivo (10%) e della mammella per le donne (11.1%).
Il post di Giuseppe Longo recentemente pubblicato sul sito del Gruppo Nutrizione e Salute porta all’attenzione la presa di posizione dell’Oms sezione europea (3 febbraio 2021) che vorrebbe l’apposizione di etichette sulle bottiglie di alcolici con simboli e/o scritte di avvertimento, del tipo “Nuoce gravemente alla Salute” o “Causa il Cancro” a somiglianza di quanto avviene per i pacchetti delle sigarette.
E così, dopo la pizza, il formaggio grana, il prosciutto di Parma e persino dopo l’olio di oliva sarebbe giunto il momento della demonizzazione anche del vino che, insieme agli altri prodotti già minacciati di proscrizione, costituisce uno dei caposaldi della Dieta mediterranea, dieta con la quale il popolo italiano è divenuto uno dei più longevi al mondo, nonostante qualche deriva inappropriata dell’alimentazione negli ultimi anni.
La proposta dell’etichetta appare ai miei occhi inaccettabile non tanto e non solo perché danneggerebbe il commercio di uno dei prodotti di riferimento del nostro Paese, ma perché colpirebbe la storia stessa dell’uomo (si potrebbe dire l’anima dell’uomo) che con la cura del vino ha percorso un viaggio millenario alla ricerca del bello e del buono. Il vino è portatore di una grande valenza naturale, umana e culturale che travalica il concetto di vino come alimento, facendolo assurgere a simbolo da rispettare. La storia della vite e del vino e la storia dell’uomo hanno sempre camminato insieme. L’etichetta avrebbe la potenzialità di rescindere questo legame.
L’uomo ha sempre saputo che l’eccesso di alcol è pericoloso, prima perché causava azioni inconsulte (vedi Noè “addormentato, nudo, tra i fumi dell’alcol”) e ora anche perché può causare malattia.


Nel “Piano Europeo” contro il Cancro (quello, appunto, che prevede l’etichettatura del vino) vengono riportate anche le ricerche degli studiosi sulla cui base sono state programmate le azioni che gli Stati membri dovrebbero intraprendere per il contrasto ai tumori, avendo come punti di forza l’adozione di stili di vita corretti da parte dei cittadini in un contesto ambientale il più sano possibile.
Si precisa infatti che il cancro deriva dall’interazione di fattori genetici (60%) e di fattori ambientali (40%) che direttamente o indirettamente hanno la capacità di favorire l’insorgenza di mutazioni genomiche irreversibili nelle nostre cellule e quindi lo sviluppo dei tumori. Le radiazioni ionizzanti e molti prodotti chimici (compresi quelli che si producono dal tabacco, dall’alcol, dalle ciminiere, dagli scarichi delle automobili o riversati sul terreno dall’industria -vedi la “terra dei fuochi) hanno capacità mutagene dirette, mentre le abitudini di vita scorrette (dall’alimentazione eccessiva o errata alla sedentarietà) esercitano azioni indirette, ma non meno importanti, nello sviluppo delle alterazioni genomiche irreversibili.
Nel documento si ricorda che la nutrizione corretta, l’attività fisica regolare e il mantenimento del peso corporeo costituiscono fattori protettivi che riducono la probabilità di danno delle cellule e si accompagnano ad una riduzione significativa dell’insorgenza dei tumori. Ed è qui il caso di precisare che la Dieta mediterranea, base culturale della nostra alimentazione che non esclude un bicchiere di vino al pasto, porta con sé una minor incidenza dei tumori (come è dimostrato da una larga messe di studi).
Si comprende quindi come il “Piano Europeo” contro il Cancro sia esteso praticamente a tutti gli ambiti che impattano sulla salute dal momento che un gran numero di fattori possono influire negativamente o positivamente sull’equilibrio tra noxae oncogenetiche e protezione, da cui derivano eventualmente i tumori.
L’abuso dell’alcol è sempre da condannare perché è gravato da vari effetti negativi per la salute, tra i quali spicca la maggiore incidenza dei tumori. L’uso moderato e consapevole dell’alcol deve invece essere valutato nel contesto dei diversi fattori che incidono sulla comparsa dei tumori: l’alcol è un fattore importante tra quelli che favoriscono i tumori, ma non è l’unico, non è sempre il più potente e si misura comunque con i fattori protettivi. Tra i fattori protettivi, la qualità della nutrizione ha un ruolo di primo piano nel proteggere dai tumori, come la storia della nostra dieta si è incaricata di dimostrare.
In una visione così manichea del problema dei tumori, l’etichetta “Nuoce gravemente alla salute” dovrebbe essere, per esempio, applicata ai camini di molte industrie, alle discariche non controllate, alle colonnine quando segnalano concentrazioni di particelle sottili fuori scala, agli alimenti coltivati irregolarmente con pesticidi, agli alimenti troppo ricchi di grassi saturi (magari perossidati) o alla carne rossa (magari trattata con conservanti) o alle torte ricche di zuccheri semplici e, infine, alle poltrone, ai televisori e ai computer che ci condizionano verso una vita sedentaria.
Auspico un ripensamento dell’iniziativa dell’etichettatura delle bottiglie di vino da parte della Commissione europea dell’Oms non solo per effetto delle giuste rimostranze che gli “addetti ai lavori” cercheranno di esercitare, ma soprattutto per un’opportuna resipiscenza della Commissione stessa nei confronti di un proposito così ingrato.
*Vicepresidente Associazione Salute e Sanità Trieste (Asst)

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In copertina, un brindisi con i grandi vini bianchi friulani: un consumo moderato fa sempre bene alla salute.

 

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