di Nicola Cossar
Il sapore dei ricordi, con il loro bouquet e i loro colori, rimane, anche dopo tanti anni. Così come quei vini “strani” e buonissimi che Emilio Bulfon ci fece assaggiare in quell’autunno del 1993 a Venzone. Festa delle Pro loco, per i 10 anni dell’associazione regionale e per i 90 anni della Pro Glemona guidata all’epoca dalla saggezza di Luciano Vale. Fu proprio lui a presentarmi il coraggioso pioniere e capofila di quella scuola di pensiero che si era data la missione di recuperare i vecchi vitigni autoctoni.
Il ricordo di quell’incontro è breve, ma rimarrà per sempre nella mia memoria. Quando ci presentammo, lui disse «Bulfon», io risposi «Cossar». Si fermò un attimo, pensieroso, poi riprese: «Cossar. Conosco questo cognome. Ricordo che tanti anni fa, da ragazzo, quando ancora studiavo, andai anche nella Bassa friulana per cominciare a imparare dai “maestri” come si lavora nella vigna. E imparai molto da una persona: Pietro Cossar. Lo conosce?». Rimasi senza parole, emozionato e grato. Risposi: «Era mio nonno, ci ha lasciati 11 anni fa». Allora, entrambi commossi, brindammo a “siôr Pieri” di Perteole con un bicchiere di Ucelùt, divenuto subito il mio preferito fra quelli della “scuderia” Bulfon. Penso ancora a quelle vigne antiche tra Cervignano, Saciletto e Alture dove molte storie incominciarono. Nella mia vita ho usato le mani per scrivere, tanto, eppure il mio primo “lavoro”, da studente, fu proprio nelle vigne: le gioiose vendemmie e i primi preziosi e sudati soldini (primo “stipendio” 13.800 lire). Il nonno ne fu orgoglioso, lo sarà ancora. E adesso lo dirà sicuramente anche al “giovane Milio”.
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In copertina, il vignaiolo Emilio Bulfon scomparso pochi giorni fa a Valeriano; all’interno, Pietro Cossar con il nipote Nicola e la sua giovanissima famiglia.
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