(g.l.) Ci sono rischi di compromissione paesaggistica e produttiva, alla luce degli obiettivi stabiliti dalla normativa sulla transizione energetica, per gli ambiti vitivinicoli di pregio del Friuli Venezia Giulia, come Colli orientali, Collio e Carso. E questi rischi fanno parte dei punti critici conntenuti nelle osservazioni che le Città del vino hanno presentato nei confronti della normativa in esame al Senato. Un giudizio in chiaroscuro, infatti, quello dell’Associazione nazionale, di cui fanno parte oltre 500 Comuni a vocazione vitivinicola – una quarantina quelli del Vigneto Fvg -, che è stata audita dall’ottava commissione del Senato “Ambiente, Transizione ecologica, Energia, Lavori pubblici, Comunicazioni, Innovazione tecnologica”, sul decreto “Transizione 5.0” e sulla disciplina delle aree idonee all’installazione di impianti di produzione di energia rinnovabile. L’Associazione ha, pertanto, consegnato un documento in cui vengono illustrate otto proposte di emendamenti per migliorare la normativa.



«Un passo in avanti rispetto alla normativa precedente è il chiarimento del divieto di realizzare impianti nelle aree agricole – ha affermato il presidente di Città del Vino, Angelo Radica -, ma dall’altro lato riteniamo che la quota del tre per cento di superficie agricola utilizzabile a livello regionale, fissata dal provvedimento, sia eccessiva, così come un vulnus è l’assenza di una disciplina transitoria che è stata una delle ragioni per le quali la legge precedente fu annullata dal Tar del Lazio. Ancora: la definizione dell’agrivoltaico c’è, ma rischia di non essere sufficientemente chiara e di lasciare spazio ad interpretazioni, e sull’eolico si dice poco. Riteniamo poi che la disciplina della distanza dagli impianti industriali e dalle autostrade per realizzare fotovoltaico nelle aree agricole sia inadeguata».
Otto, dunque, le proposte di modifica contenute nel documento consegnato dalle Città del Vino ai componenti della Commissione di Palazzo Madama, in cui si chiede di: «dare maggiore spazio ai Comuni nei processi decisionali; gerarchizzare le aree idonee mettendo in testa le superfici artificiali, poi le infrastrutture esistenti e quindi le coperture e i parcheggi; condizionare l’idoneità delle fasce agricole contigue agli impianti industriali e alle autostrade a una valutazione di basso valore e pregio; rendere più restrittiva la disciplina delle deroghe al divieto all’installazione di fotovoltaico a terra su aree agricole; introdurre criteri nazionali uniformi per la definizione delle aree agricole di pregio, da tutelare; ridurre o almeno lavorare per diversificare e rendere meno impattante la soglia massima regionale del tre per cento di superficie agricola utilizzabile; tutelare l’integrità visiva e il valore universale eccezionale dei siti Unesco». Come si diceva all’inizio, vengono anche segnalati i rischi di compromissione paesaggistica e produttiva, alla luce degli obiettivi stabiliti dalla normativa, per gli ambiti vitivinicoli di pregio del Friuli Venezia Giulia (Colli Orientali, Collio, Carso). Come pure nelle aree riconosciute Patrimonio dell’Umanità che fanno capo ad Aquileia, Cividale e Palmanova, città che sorgono all’interno di prestigiose aree vitivinicole. Per cui servono correttivi atti a ridurre le negative eventualità evidenziate dalle Città del vino.
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In copertina, una splendida veduta dei Colli orientali del Friuli; all’interno, altre bellissime immagini di Collio e Carso; al centro, il presidente nazionale delle Città del vino Angelo Radica.

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