di Claudio Fabbro

NIMIS – Quando oggi si parla di Friuli è impossibile non collegarne il nome a quello di un grande vino bianco; quando si vuol scendere nello specifico, passando a un approfondimento delle tipologie speciali (amabili, dolci, passiti ecc.), il pensiero corre automaticamente al Picolit e al Ramandolo. Tuttavia, se al primo viene riconosciuto il ruolo storico di vino dei re, al secondo si guarda con orgoglio quale capofila di una filosofia nuova e importante che tende sempre di più a legare il vino (e non il vitigno) al territorio. Nel panorama enologico mondiale, sia tra i cultori della materia sia tra i meno esperti, identificare un vino con la zona d’origine è la massima valorizzazione per il vino stesso; e il Ramandolo è il vino friulano che, fin dall’antichità, porta il nome del toponimo e non quello del vitigno, il Verduzzo giallo, la cui uva trova in queste terre la sua migliore espressione.
Per saperne di più, ci siamo recati in questa splendida oasi viticola del Friuli collinare, in Comune di Nimis, per dedicarci una giornata particolare, con il Cenacolo Enologico Friulano presieduto da Gigi Michelutto, ospiti della Società agricola Dario Coos, il cui tecnico Federico Rossi ci ha guidato per conoscere più da vicino una realtà protagonista della viticoltura “eroica” friulana. Due sono le strutture per appassimento delle uve, vinificazione ed affinamento, imbottigliamento ed accoglienza, con una suggestiva cornice di terrazzamenti a 300-400 metri sul livello del mare, con pendenza d’oltre il 30 per cento, costruiti col badile su marna eocenica (“ponka”) al prezzo di fatiche immani, per arrivare fino al bosco del Monte Bernadia.

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Vini alla Sagre des Campanelis

E da ieri sera il Ramandolo Docg, assieme agli altri grandi vini di Nimis (zona Doc Colli orientali del Friuli) è protagonista nella curata enoteca allestita nell’ambito dell’Antighe Sagre des Campanelis sul Prato di Madonna delle Pianelle. Numerosi e di livello i produttori che lo propongono in degustazione: Giovanni Dri Il Roncat, Micossi, Comelli Andrea, I Comelli, Daniele Gervasi, Lorenzo Cossettini, Da Basan, La Roncaia, Gori, Borgo Romanzo, Ronc de Val, Valleombrosa, Maurizio Zaccomer, CaFelice, Giordano Leda, Gonano vini per passione, Car, Bressani Giuseppe, Anna Berra e Ad Coos.

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Non meno importanti gli altri bordolesi, di Borgogna ed autoctoni proposti in degustazione guidata e ben abbinata, dalla Ribolla brut al Picolit, dallo Schioppettino al Pignolo ed altri ancora. Il Ramandolo è diventato via via famoso nei secoli per alcune sue caratteristiche peculiari: l’equilibrio del vino, la sua morbidezza, l’elevato residuo zuccherino, la rotondità, la piacevole astringenza, un bel giallo dorato, con riflessi di buccia di cipolla, un amalgama perfetto di aromi e profumi. Un confronto con il Sauterne francese è motivato. Importanti studi dell’Università di Udine, condotti dai professori Zironi e Peterlunger, hanno dimostrato che il Verduzzo friulano clone giallo Ramandolo è un vitigno antichissimo, coltivato molto prima dell’arrivo dei Romani in Friuli.
Il Dna di questo vitigno testimonia l’arrivo della “Vitis vinifera” attraverso un viaggio di secoli, dal Medio Oriente, attraverso la zona temperata della fascia a nord del Mar Caspio e del Mar Nero, la Romania, l’Ungheria, fino alle nostre zone del Friuli collinare. Ramandolo è stata la prima Docg riconosciuta della regione (D.M. 9 ottobre 2001) nel cuore della Doc Colli orientali del Friuli. Essa è riservata ai vini bianchi ottenuti dalle uve Verduzzo friulano, prodotti in un’area ben delimitata del Comune di Nimis e parte del Comune di Tarcento. Il metodo di produzione del Ramandolo Docg prevede una vinificazione delle uve appassite, in tutto o in parte o sulla pianta (vendemmia tardiva) o dopo la raccolta (cassette o graticci). Questo vino è ideale assieme alla pasticceria tradizionale come i biscotti locali “uessuz” e la gubana, nonché formaggi erborinati stagionati, lardo o prosciutto di San Daniele con fichi maturi, trota affumicata, salumi e carni d’oca ( “foie gras”). Si consiglia di servirlo a una temperatura di 12-14°C.

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In copertina, il benvenuto all’ospite nella zona del Ramandolo Docg; all’interno, la riunione del Cenacolo Enologico Friulano all’azienda Dario Coos con il tecnico Federico Rossi, la vendemmia del Verduzzo e il medaglione simbolo del sodalizio

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