di Giuseppe Longo

POZZUOLO DEL FRIULI – In quella roggia non c’è più l’acqua attinta dal Cormor che scorre poche decine di metri più in là, il suo letto è diventato un prato verde. Perché non serve più per azionare le pale della grande ruota nello storico Mulino di Terenzano, che ora altro non è che un bellissimo esempio di archeologia industriale. E quella che fino ad alcuni decenni fa era era una preziosa fonte per l’economia rurale delle fiorenti campagne alle porte di Udine oggi è diventata un polo culturale di prim’ordine. In altre parole, quella gigantesca ruota non fa girare più le macine che trasformavano in alimenti mais, frumento e altre granaglie. Quella ruota oggi macina… cultura. Azionata da un’associazione molto nota e apprezzata in Friuli, conosciuta come “Il mulino a Nord Est” che qui ha il suo punto di riferimento ma esplica la sua azione anche altrove, a cominciare dalla vicina città con frequenti e brillanti iniziative che incontrano sempre incoraggianti apprezzamenti, a cominciare da quelli del Club per l’Unesco di Udine guidato dall’infaticabile Renata Capria D’Aronco.

Non solo cultura, però, in senso stretto. Ma anche arte e musica. Perché nella sala d’ingresso del mulino così ben restaurato su progetto dell’architetto Aldo Peressa è allestita una bella mostra di arte contemporanea; in quella successiva, invece, ieri sera ha preso vita un concerto dell’Orchestra Thomas Schippers. La formazione cameristica diretta dal maestro Carlo Grandi vi era stata ospite anche l’anno scorso, solo che era incappata in un vero e proprio diluvio che aveva turbato non poco la serata. Stavolta, invece, il tempo era splendido: caldo, ma non troppo, quindi gradevole, specie se protetti da quei muri possenti che trasudano storia. E l’architetto Peressa, che è anche presidente del circolo culturale organizzatore – che ha preso proprio il Mulino di Terenzano come suo simbolo -, alla fine della serata ha detto di aver sognato la possibilità di ascoltare, in un magico intreccio, la musica contemporanea fra queste mura le cui fondamenta poggiano in un antico passato, risalente addirittura all’età medioevale. La serata inserita nella prima sezione del Festival Schippers ha offerto, infatti, un’applauditissima interpretazione di due brani dell’australiano Robert Davidson composti poco dopo lo scoppio della pandemia, cinque anni fa, e uno ancora in età giovanile, nel 2000.
E il primo brano, significativamente intitolato “Twenty Twenty”, non ha fatto a meno di commuovere il pubblico che gremiva la sala un tempo piena di sacchi di cereali appena macinati o in arrivo dalle fattorie della zona. Impossibile, infatti, dimenticare la tristissima esperienza Covid. Il musicista di Melbourne l’ha scritta, quando verso la fine di febbraio 2020, aveva cominciato a circolare minaccioso il Coronavirus. In quei mesi di inizio primavera Davidson – ha raccontato il maestro Grandi – si accingeva a festeggiare il compleanno della figlia ventunenne, ma il diffondersi del morbo che avrebbe sconvolto il mondo aveva giocoforza fatto cambiare i programmi. Per cui, rattristato dalle imposizioni restrittive scattate anche in Oceania, il compositore aveva deciso di trasferire sul rigo musicale i suoi sentimenti. E ne era uscita una composizione per pianoforte – poi trascritta per orchestra – che pure oggi emoziona fin dal primo ascolto, per i toni gravi che trasmettono il suo stato d’animo in difficoltà, ma anche sereni, e talora gioiosi, che inducono alla speranza. Quella che ci ha fatto credere che prima o poi (poi, purtroppo) tutto sarebbe passato. E così anche il pubblico di Terenzano – dopo quello di Villa Russiz a Capriva e Muggia Vecchia – non ha potuto fare a meno di ricordare e rivivere quei drammatici momenti, che fecero anche tante migliaia di vittime. Prolungati gli applausi per la significativa composizione, che probabilmente, come confidato dal maestro stesso, in questi concerti della Schippers veniva «eseguita per la prima volta in assoluto nella sua versione orchestrale». Dello stesso autore gli archi hanno poi proposto il fortemente ritmato “A Short Hour Unseen”, composto da Davidson esattamente un quarto di secolo fa. Con una apprezzatissima concessione del bis nella trascinante parte conclusiva.

Molto bello e coinvolgente il programma messo a punto dal direttore artistico, volto a individuare la «correlazione tra la pulsazione ritmica ed i contrappunti di alcuni capolavori del periodo Barocco e altri dell’Età contemporanea», tanto da intitolare “Ba Rock” questa prima parte di concerti del Festival Schippers. Il maestro Grandi ha, infatti, messo a confronto i ritmi veloci di certe composizioni di più di tre secoli fa con quelli delle partiture del nostro tempo, indicando delle analogie seppur i generi musicali siano completamente diversi. La serata è cominciata, pertanto, con un festoso Concerto in La maggiore per Archi di Antonio Vivaldi, proponendo poi, dello stesso “prete rosso” l’altrettanto affascinante Concerto in Do maggiore, nel quale i toni allegri del primo e terzo movimento cedono spazio a quelli gravi e meditativi del secondo. Ed ecco due godibilissimi brani del suo contemporaneo Georg Philipp Telemann, del quale gli archi della Schippers hanno interpretato con grande efficacia un Divertimento e 6 Scherzi, alla fine del quale c’era addirittura un singolare “Scherzo Arlecchinoso”, dai ritmi molto giocosi e scanzonati adatti a ricordare la più conosciuta maschera del Carnevale italiano. Ma non da meno è stato il “Tourbillon” dello stesso autore nato a Magdeburgo, un vero e proprio “vortice” musicale che subito ti coinvolge senza farti perdere una battuta. Meritata, a questo punto, una pausa di alcuni minuti, per riprendere poi con una bellissima Suite del francese Jean-Philippe Rameau, del quale più volte Carlo Grandi ha offerto deliziose interpretazioni – in evidenza il violino di Laura Grandi nella Descente de Mercure -, prima di arrivare alle citate coinvolgenti opere di Robert Davidson. Lunghi e calorosi gli applausi all’indirizzo del direttore e della sua formazione. Per cui è doveroso ricordarne i componenti: violini appunto Laura Grandi, Marco Favento, Daniel Longo, Beatrice Cher, Lorenzo Mian, Simonetta Fumiato e Lea Pangerc; viola Rachele Castellano; violoncello Massimo Favento e Katja Panger; contrabbasso Donata Paduano. I quali stasera replicano ancora una volta: appuntamento, alle 21, a nella Corte Marco d’Aviano di palazzo Torriani, sede municipale di Gradisca d’Isonzo. Con questa serata scenderà, dunque, il sipario sulla prima tranche del Festival Schippers che si snoderà lungo una quindicina di appuntamenti che toccheranno vari centri del Friuli Venezia Giulia.

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In copertina e all’interno alcune immagini del Mulino di Terenzano; e poi del concerto dell’Orchestra Thomas Schippers diretta dal maestro Carlo Grandi.

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